C’è l’accordo tra M5S e Pd via libera al Conte bis Grillo : ministri non politici
Nasce il governo Pd-M5S, due partiti che fino a ieri si sono odiati. La crisi più incredibile nella storia repubblicana, aperta l’8 agosto da Matteo Salvini, convinto di andare rapidamente al voto per prendersi il Paese, finisce in un modo che solo poche settimane fa sarebbe stato considerato fantascienza. La Lega, invece che al potere con una maggioranza bulgara, precipita all’opposizione e Giuseppe Conte sarà il premier di un’alleanza giallorossa allargata a Leu e agli autonomisti: il Conte bis. Oggi alle 9,30 salirà al Quirinale per ricevere l’incarico di formare il nuovo governo.
Avrà il tempo che chiede, verosimilmente fino a lunedì, per sciogliere la riserva, poi a metà della settimana prossima si terrà il giuramento. Resta da capire se Luigi Di Maio sarà il vicepremier, come pretende, o se invece la spunterà il Pd. Ieri sera, a rendere più complesso il quadro, Beppe Grillo ha fatto un post con il quale ha chiesto che nessun esponente M5S entri nell’esecutivo, lasciando spazio ad esponenti della società civile. Un siluro al suo capo politico, a ben vedere. Poi ha frenato: «Decide Di Maio».
Solo il tempo potrà dire se questa alleanza, nata dalla paura di perdere le elezioni, durerà e sarà utile al Paese, o se si rivelerà un’operazione gattopardesca. Luigi Di Maio al Quirinale ha citato Nenni, «c’è chi fa la politica e chi ne approfitta», giustificando la giravolta del Movimento. Ha detto che «destra e sinistra sono ormai categorie superate» e che Salvini gli aveva proposto di fare il premier, provocando l’irritazione leghista. Il leader Pd Zingaretti ha spiegato che vale «la pena tentare questa esperienza. Vogliamo una chiara discontinuità delle ricette economiche». All’ora di pranzo aveva ricevuto il via libera della direzione democratica, che gli aveva tributato una standing ovation. Il partito, per un giorno, è tornato unito, con il pieno sostegno dei renziani, i veri fautori di questo strano matrimonio. Che però non piace all’europarlamentare Carlo Calenda, che ha annunciato il suo addio.
La situazione si è sbloccata perché ieri pomeriggio Sergio Mattarella, negli incontri con la delegazione M5S guidata da Di Maio e con quella Pd, capeggiata da Zingaretti, ha avuto le garanzie che chiedeva sul governo di legislatura e sul ruolo politico del premier Conte, non più notaio di un patto firmato da altri. Ma la giornata era cominciata sotto pessimi auspici, con la richiesta di Di Maio di subordinare l’accordo al via libera della piattaforma grillina Rousseau nei prossimi giorni. Una richiesta al limite della provocazione. Tant’è che il Quirinale aveva prontamente ribadito quanto sostenuto in questi giorni: l’incarico non può essere messo ai voti. Senza un accordo pieno Mattarella avrebbe promosso un governo elettorale per condurre l’Italia al voto a novembre. Di Maio a un certo punto ha capito che non poteva più giocare una partita nella partita. Sponsorizzare Conte, ma continuare a chattare con Salvini. Il secondo forno M5S, quello con la Lega, si è ufficialmente chiuso ieri. Il nuovo capo del Movimento da oggi è di fatto Giuseppe Conte. Messo alle strette il vicepremier grillino ha capito che non aveva più margini e alle 19 ha annunciato a Mattarella il suo sostegno a un’alleanza politica con il Partito democratico. Pd-M5S quindi, così finisce questa pazza estate italiana.