Lo strappetto di Matteo
In Ciociaria in pochissimi disposti a seguire Renzi nel nuovo partito Italia Viva Si muovono soltanto Calcagni e Spilabotte. Pompeo estremamente cauto, ma non chiude
CORRADO TRENTO Il “cinguettio”diNicola Zingaretti circoscrive immediatamente l’area della scissione renziana. Blindando il perimetro politico dei Democrat. Scrive il segretario nazionale del Pd su Twitter: «Ci dispiace. Un errore. Ma ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese, scuola, investimenti. Una nuova agenda e il bisogno di ricostruire una speranza con il buon governo e un nuovo Pd». Il ragionamento di Matteo Renzi è stato il seguente: uno spazio al centro c’è perché il centrodestra a trazione salviniana sarà simile a quello francese di Marine Le Pen. Quindi schiacciato a destra. Mentre nel Pd il possibile rientro di Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema e di quelli che diedero vita a Leu caratterizzerà a sinistra il profilo del partito. Dunque si apre uno spazio per il centro. In teoria sicuramente. In pratica il discorso è diverso. Comunque in questo spazio Renzi vuole posizionare Italia Viva: così si chiamerà infatti il nuovo partito. Molto dipenderà dalla legge elettorale: tra il maggioritario e il proporzionale c’è un mare di differenza. Poi ci sono i tempi. Forse l’accelerazione di Renzi è stata dettata dalla scelta di Carlo Calenda.Le incognitenonmancano elo si capisce dalle opzioni dei fedelissimi. Aseguire Renzisaranno Maria Elena Boschi, Anna Ascani, Teresa Bellanova, Ettore Rosato, Francesco Bonifazi. Ma resteranno nel Pd esponenti del calibro di Luca Lotti, Lorenzo Guerini, Antonello Giacomelli, Dario Parrini. Non è importante sapere se le strategie sono state concordate o no con i fedelissimi. Sicuramente la stessa scissione è stata organizzata avvertendo Nicola Zingaretti. Ma alla fine in politica a fare la differenza sono i numeri e le posizioni. Molti renziani restano nel Pd. E questo è un fatto. Il che significa, dunque, che se ne va il pezzo di un pezzo. Un pezzetto quindi. Alessandro De Angelis ha sintetizzato così sull’Huffington Post: «Pd, scissione di Palazzo. Renzi va via senza pathos e senza popolo». E in provincia di Frosinone chi seguirà davvero l’ex rottamatore? Subito cioè, senza aspettare l’esito degli eventi dei prossimi mesi? Valentina Calcagni sicuramente. Membro della direzione provinciale del Pd, esponente del direttivo del circolo frusinate del partito, Valentina Calcagni negli ultimi tempi si è occupata di città intercomunale. Spiega: «Certamente seguirò Renzi. Come sempre. Nella politica italiana c’è bisogno diuna nuova realtà dinamica, moderna, non asfissiatadalle correnti. Occorre combattere i populismi e i sovranismi. Non è una scissione “contro” il Pd, anzi i Democrat resteranno il nostro principale interlocutore. E a questo punto non avranno più alibi: ogni cosa che andava male era colpa di Renzi,adessonon più».ConRenziandrà l’ex senatrice Maria Spilabotte, che nelle settimane scorse aveva annunciato l’uscita dal Pd. Molto cauta la presa di posizione di Antonio Pompeo, presidente della Provincia, dell’Upi Lazio e sindaco di Ferentino. È indubbiamente lui il “più alto in grado” dell’area renziana in provincia di Frosinone. Pompeo è politicamente vicinissimo ad Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato. Renziano certamen-te. Ma il punto è che non tutti i renziani seguiranno Matteo Renzi. Non in questa fase almeno. Anzi, tanti resteranno nei Democrat. Sapremo dopo se per convinzione o per strategia. Dice Antonio Pompeo: «Matteo Renziha recitatoun ruolofondamentale nella definizione del nuovo governo, mettendo all’an – gololespinte sovranisteeridando una prospettiva all’intero schieramento di centrosinistra. La sua decisione è sicuramente una scelta importante che apre un momento di discussione che va affrontata con gli attivisti e con gli amministratori, non per definire postazioni e caselle ma per creare una prospettiva politica che dia voce alle istanze del nostro territorio». Pompeo non chiude, ma per adesso non si muove. Così co me c’è estrema cautela anche nei Comuni. A Frosinone i consiglieri comunali più vicini a Pompeo sono Alessandra Sardellitti e Norberto Venturi: rimangono nel Pd. Così come a Cassino resteranno nei Democrat il sindaco Enzo Salera e Barbara Di Rollo, presidente del consiglio comunale. Ma pure il vicesindaco Francesco Carlino e Sarah Grieco, attuale subcommissario del circolo del partito. Neppure Marino Fardelli si muove. Del resto l’area guidata fino ad un anno e mezzo fa da Francesco Scalia è la stessa di Claudio Moscardelli, altro renziano di ferro. Che però non seguirà l’ex rottamatore. Ha scritto Moscardelli: «Se deciderà (ndr: il soggetto è Renzi) di uscire dal Pd non comprendo i motivi.La sua leadership è forte ed è uscita rafforzata daquesto passaggioin cui il Pdha seguito la sua linea». E ancora: «Se andremo verso un proporzionale puro con sbarramento non ha senso dividersi». Molto significativa sul piano politico la presa di posizione di Francesco De Angelis, leader di Pensare Democratico, vicinissimo a Nicola Zingaretti. Nota De Angelis: «Non mi stancherò mai di ripetere, anche rispetto alla scelta fatta da Renzi, che la scissione è un errore, che insieme siamo più forti e che l’unità è il bene più prezioso». Poi però aggiunge: «Ma se questa è la scelta, è bene che non ci sia rottura. È bene che si sviluppino un dialogo e un confronto sereni, che consentano per il futuro di lavorare insieme per costruire un grande e largo centrosinistra alternativo alla destra e ai sovranisti. Ora guardiamo avanti e diamo più forza al Pd. Pensiamo al Paese. Sosteniamo con convinzione, passione e coraggio il progetto di Nicola Zingaretti». Cioè De Angelis guarda in prospettiva, alla necessità di un’alleanza di centrosinistra. Qualunque sarà il sistema elettorale con il quale si andrà alle urne la prossima volta. Particolare non trascurabile: in questi giorni Francesco De Angelis e Antonio Pompeo sono insieme in Russia, per un’iniziativa di promozione del territorio. Netta presa di posizione di Luca Fantini, segretario regionale dei Giovani Democratici e membro dell’assemblea nazionale del Pd. Zingarettiano di ferro, è in pole position per la segreteria provinciale del partito al prossimo congresso. Rileva Luca Fantini: «Si fa davvero fatica a comprendere i motivi alla base di questa scelta che ha portato ad una nuova scissione nel Pd. Soprattutto per chi, nel partito,c’è stato facendo la minoranza e restando anche quando era chiaro che non ci fossero spazi per idee diverse e critiche costruttive». Quindi Fantini affonda il colpo e sottolinea: «Renzi ha passato un mese a chiedere il senso di responsabilità per poi fare la cosa più irresponsabile politicamente per la nostra comunità. Spero che ora sia chiaro chi hascelto peril benedelPaese echi ha pensato solo alla propria sopravvivenza».
L’ira di Astorre: siamo stanchi del “t a fa z z i s m o”
Ilpresidente delconsiglioGiuseppe Conte è perplesso e anche preoccupato. Sa perfettamente che la scissione di Renzi ha due profili, uno interno alla sinistra e l’altro nel Palazzo. Perché adesso sarà evidente a tutti che il Governo dipenderà dai voti di Renzi e questo per il Movimento Cinque Stelle potrebbe essere un enorme problema. Non è un caso che Beppe Grillo abbia immediatamente preso posizione. E sul suo blog abbia paragonato la scelta di Renzi a quella di Salvini. Rilevando: «Renzi è un animale politico di livello, sa che ogni minuto di assenza dalle scene, in queste settimane, corrisponde a un oblio di mesi». E nonostante Luigi Di Maio abbia smorzato dicendo che si tratta in ogni caso di un problema non dei Cinque Stelle, l’allarme rosso è scattato. Non manca la preoccupazione neppure nelle file del Pd, perché in tanti giudicano la scelta dell’ex rottamatore sbagliata. Perché alla fine indebolisce il fronte del centrosinistra, al cospetto di una destra fortissima sul piano del consenso. Nel partito il compito più delicato è quello di AreaDem di Dario Franceschini, che può rappresentare un punto di riferimento per i renziani che decideranno di restare. Fedelissimo di Franceschini è il senatore Bruno Astorre, segretario regionale del Pd nel Lazio. Non nasconde la preoccupazione Astorre. Argomenta: «Non è un problema di Palazzo, ma di popolo.Del nostropopolo, quellodel Partito Democratico e del centrosinistra.Un popoloallibitodavanti all’ennesima dimostrazione di “tafazzismo”. Voglio dire: siamo riusciti amandare all’opposizione Matteo Salvini e lo abbiamo fatto restando uniti in un percorso non semplice. Un’operazione politica sulla quale tanti di noi (tra i quali il sottoscritto) erano perplessi, ma che comunque è stata portata avanti. E adesso, appena raggiunto unrisultato storiconel pienorispetto delle regole della democrazia parlamentare, cosa ci inventiamo? Una scissione. L’ennesima scissione». In provincia di Frosinone AreaDem ha diversi esponenti. Tra i quali Simone Costanzo, sindaco di Coreno Ausonio e già segretario provinciale del Pd. Negli anniscorsi intanti inCiociaria sostenevano la linea politica di Renzi. Cifu unmomento nelquale con l’ex sindaco di Firenze erano schierati praticamente tutti: da Scalia a De Angelis, da Pompeo a Buschini, da Alfieri a Costanzo. Ma adesso la situazione politica è completamente cambiata e l’in – put di Zingaretti è quello dell’uni – tà. Il più possibile almeno. Anche davanti all’ennesima scissione.l C or.Tre
Cotral, venerdì lo sciopero
Sono cinque le organizzazioni sindacali che, per far sentire la voce dei lavoratori, hanno proclamato per venerdì 20 settembre uno sciopero Cotral della durata di ventiquattro ore. Nello specifico, fanno sapere dalla compagnia dei trasporti laziali, «con astensione dalla prestazione lavorativa dalle 8,30 alle 17 e dalle 20 a fine servizio». Cotral, in merito allo sciopero promosso da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Fna e Faisa Cisal, sottolinea che «nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente saranno garantite tutte le partenze dai capolinea fino alle 8.30, alla ripresa del servizio alle 17 e fino alle 20». Maggiori informazioni per gli utenti sono disponibili sul sito web della compagnia che, altresì, spiega le motivazioni poste a base della vertenza dalle organizzazioni sindacali. Tra i nodi principali per i sindacati «l’estensione della verifica dei titoli di viaggio su tutte le corse Cotral» e il fatto che «nell’esposizione del nuovo piano industriale la comparazione con le altre aziende prese in considerazione non si tiene conto delle diverse politiche tariffarie adottate». Daniele Marciano, segretario provinciale Filt Cgil Frosinone-Latina, sullo sciopero afferma che «alla base delle richieste delle organizzazioni sindacali, oltre ai motivi elencati, c’è la necessità di chiedere maggiore attenzione nei confronti dei lavoratori». In provincia di Frosinone gli autisti sono circa 250 di cui la maggioranza nei centri di Frosinone e Sora. Oggi, proprio in vista dello sciopero, così come annuncia Daniele Marciano, in programma c’è un incontro tra le organizzazioni sindacali e la compagnia di trasporti. L’ultima volta che gli autisti hanno incrociato le braccia è stato il 24 luglio 2019 (quattro ore). In quella circostanza l’adesione allo sciopero indetto dalle stesse sigle sindacali è stato del 25,9%. Marciano sottolinea che «il dato tiene in considerazione tutti i dipendenti Cotral. Non solo gli autisti». Lo sciopero in programma venerdì potrebbe comportare dei disagi (nel viaggio di ritorno) soprattutto agli studenti che raggiungono il capoluogo dai centri limitrofi
Palasport conteso, scoppia il caso
Lo sport è per tutti. Questo è lo slogan sostenuto dal sindaco De Donatis. Però a tre anni dall’inizio del suo mandato c’è chi non è soddisfatto della gestione degli impianti sportivi comunali. È il caso del palasport “Luca Polsinelli”. Di queste ultime ore una nuova polemica che si è accesa sulla disponibilità del palazzetto, sollevata dalla società Asd Olimpia Volley, entrata in rotta di collisione con la squadra maschile di pallavolo proprio sull’utilizzo del “Polsinelli”. «In seguito alla richiesta rifiutata da parte della Argos Volley Srl, inoltrata dalla nostra società, relativa all’utilizzo del palasport “Polsinelli”, per sole due gare al mese del campionato regionale di Serie D femminile – scrive in una nota la società di volley femminile – stante il conseguente disinteresse mostrato dall’amministrazione comunale, e vista l’imminente scadenza dei termini per comunicare il campo di gara, la società Asd Olimpia Volley Sora cercherà in questi ultimi giorni utili un impianto alternativo omologabile, altrimenti si vedrà costretta a ufficializzare il ritiro dal campionato». Una doccia fredda per i tifosi delle pallavoliste sorane che hanno infiammato le tastiere di commenti aspri. Anche l’ex assessore allo sport Stefano Lucarelli ha espresso vicinanza all’Asd Olimpia Volley Sora. Il caso monta e interviene il sindaco Roberto De Donatis: «Il 9 luglio ho avuto una riunione con le realtà sportive e gli ufficicomunali. Ora sto chiedendo, attraverso una nota, quali sono le azioni intraprese da quella data. Mi preme sottolineare che al nostro insediamento il Comune aveva una pendenza con la Globo di circa 180.000 euro per le opere suppletive da essa realizzate: il debito è stato risolto e ora per l’utilizzo degli spazi ci sono patti e condizioni da rinnovare. Parliamo di attività gestionali. Abbiamo dato, insieme al delegato allo sport, delle direttive agli uffici e sono questi che devono provvedere, non il sindaco. Chi vuole fare sport deve pagare i costi energetici degli spazi che vanno a pesare sul bilancio pubblico: la regola è questa per tutti. Invito le società a protocollare in Comune le richieste senza fare chiacchiere – conclude il sindaco – e poi ci incontreremo per fare il punto».l
Al lavoro con il Comune
Povertà ed emarginazione sociale, il Comune di Ferentino va in soccorso di quei cittadini purtroppo interessati da situazioni di difficoltà, con interventi di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. Una delle misure finanziate dal Comune è il servizio civico che vede beneficiari 97 cittadini per un mese di attività sociale ciascuno. Il servizio periodico è ripreso il 2 settembre (fino al 26 settembre). Esso è sicuramente utile, se non fondamentale per la città, sotto l’aspetto della pulizia del territorio. I lavoratori, coordinati dal dipendente municipale Oreste Datti, ripuliscono strade, piazzali e parcheggi, anfratti, vicoli e marciapiedi, aree scolastiche, monumenti, area cimiteriale (proprie ieri nel corso della bonifica è stata riscoperta una vecchia fontana in zona Labrofico). Per il servizio civico il Comune ha impegnato la somma complessiva di 19.400 euro sul capitolo del bilancio 2019 del servizio in questione, di cui all’articolo 8, punto 1 del regolamento comunale, per la disciplina della concessione di sussidie ausilifinanziari. Ilservizio civico fa riferimento al regolamento comunale deliberato dal consiglio comunale nel 2015 per la disciplina della concessione di sussidi e ausili finanziari, per favorire il superamento di situazioni di bisogno, il contrasto dell’esclusione sociale e per offrire l’opportunità di raggiungere l’autonomia delle persone più deboli. Ogni intervento deve avere caratteristiche e dimensioni tali da concorrere al superamento di situazioni di difficoltà e precarietà legate a stati di indigenza e disagio sociale permanente e contingente. Trattasi perciò di interventi socioassistenziali che prevedono servizi finalizzati a limitare le condizioni di bisogno e il disagio individuale e familiare, scaturenti da limitazioni personali e sociali, da condizioni di non autosufficienza e da difficoltà economiche. Purtroppo non sono poche a Ferentino le famiglie alle prese con difficoltà economiche, figlie della grave crisi economico-finanziaria che ha colpito negli ultimi anni la nazione
Giudice di pace addio Tarquini amareggiato: «Ormai chiude tutto»
«Il punto non è che ad Alatri chiuda l’ufficio del giudice di pace, sulla cui utilità (e attrattività “economica”) anche tra gli addetti ai lavori i pareri sono discordi. Il punto è che ad Alatri chiude tutto e non si apre nulla e così la città resta avvitata al suo declino», ad intervenire sulla decisione della maggioranza di voler chiudere il servizio per gli eccessivi costi per l’ente, è il consigliere di minoranza Tarcisio Tarquini (“Alatri in Comune”). «È un problema vecchio, si tratta di un processo iniziato 35 anni fa e più al quale c’era un solo modo per opporsi: trovare nuove funzioni e attività, pubbliche e private, con le quali sostituire le vecchie. Ma sarebbero serviti lungimiranza e coraggio, che non ci sono stati», questo l’af – fondo. «Certo anche con il giudice di pace si sarebbe potuto fare di più: se la spesa mantenere l’ufficio era diventata troppo onerosa per una città affogata nel debito, si sarebbe potuto ragionare su un livello e una compartecipazione comprensoriali. Oggi si parla molto della distribuzione territoriale su un’area vasta dei servizi della pubblica amministrazione, ma Alatri è destinata a restare fuori da ogni discorso in questo senso, perché non è più capace di esprimere prestigio istituzionale e influenza politica. Se non cambia tutto, continueremo nelle nostre litanie fino alla prossima recriminazione».lmp