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I partiti preparano la conta
«Cosa mi aspetto? Una crescita del partito». Il senatore Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia) ha le idee chiare. Tra poche ore si chiude la campagna elettorale: la posta politica in palio è altissima, sia per quanto riguarda le europee che per le comunali. Il precedente del 4 marzo 2018 pesa moltissimo, perché anche allora si pensava che in fondo non sarebbe cambiato molto. E invece ci fu un’autentica rivoluzione sul piano politico. Massimo Ruspandini rileva: «La valenza politica delle europee è enorme. Abbiamo lavorato moltissimo, sotto la guida del nostro leader Giorgia Meloni. Ci sono tutti i presupposti per un risultato importante, anche in provincia di Frosinone. Le comunali? Beh, intanto mi auguro che possa esserci un forte ricambio generazionale, che possano essere eletti molti giovani. Per il resto vedremo, Fratelli d’Italia da sempre cura il radicamento sul territorio». Mauro Buschini, presidente del consiglio regionale del Lazio, è ormai uno dei leader più influenti del Partito Democratico. Sul territorio ma non solo. Argomenta Buschini: «Alle europee mi aspetto un Partito Democratico al di sopra del 20%. È evidente che il punto di riferimento è rappresentato dal risultato delle politiche dello scorso anno. Sono sicuro che sapremo migliorare e gettare le basi per un ulteriore rilancio del partito. D’altronde il segretario nazionale Nicola Zingaretti sta lavorando molto sul partito e sulle alleanze. Due mesi fa nessuno avrebbe scommesso sulla ricomposizione di un’area di centrosinistra. Lo abbiamo fatto e le liste delle europee sono lì a dimostrarlo». Quindi Buschini sottolinea: «Per quanto concerne le comunali, sono sicuro che avremo un risultato eccellente. Schieriamo sindaci fortissimi e radicati sul territorio, che hanno governato bene. E che quindi saranno riconfermati. Così come mettiamo in campo candidati e liste in grado di fare la differenza dappertutto. Cosa succederà a Cassino? Ci sono tutti i presupposti per vincere». Tommaso Ciccone, coordinatore provinciale di Forza Italia, dichiara: «Confido nella tenuta di Forza Italia alle europee, anche a livello locale. Anzi, magari in provincia di Frosinone riusciremo pure ad ottenere una percentuale maggiore. È evidente poi che l’obiettivo prioritario è quello di consolidare il peso politico del presidente dell’europarlamento Antonio Tajani. Sul versante delle comunali sappiamo che ci sono dei contesti difficili, ma non per questo ci tiriamo indietro. A Cassino però possiamo farcela: schieriamo un candidato sindaco del peso di Mario Abbruzzese e siamo convinti di potercela fare, al ballottaggio». La Lega ha dettato la linea nel corso del comizio del leader Matteo Salvini a Veroli. Con l’onorevole Francesco Zicchieri, coordinatore regionale del partito, che ha chiamato alla mobilitazione il partito. Per le europee ma pure per le comunali. Tornando a Fratelli d’Italia, Antonello Iannarilli si conterà su Alfredo Antoniozzi. Mentre Sergio Arduini torna sulla manifestazione dei giorni scorsi a favore di Luca Romagnoli, anche lui candidato alle europee nella lista di Fratelli d’Italia. Un incontro organizzato dai referenti locali delle associazioni politiche Destra Sociale e Più Italia, rispettivamente Sergio Arduini e Fabrizio Pignalberi. Rileva Sergio Arduini: «Durante l’incontro si è parlato di Europa e delle complesse tematiche che dovrà affrontare un eletto in quel Parlamento. E chi meglio di Romagnoli può essere all’altezza del compito? Abbiamo affrontato anche tematiche per noi da sempre fondamentali, come la sovranità ma anche l’identità. E siamo sempre convinti che la Destra, se non è sociale, non è Destra».
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Ex Banca d’Italia. Un’operazione con tanti vantaggi
PIETRO PAGLIARELLA
I numeri sono quelli anticipati da Ciociaria Oggi in esclusiva il 20 febbraio. E sono stati ribaditi, mercoledì scorso, alla Corte dei Conti dall’assessore al bilancio e alle finanze, Riccardo Mastrangeli, e dal dirigente di settore, Vincenzo Giannotti, nell’illustrazione della relazione sull’acquisizione del palazzo ex Banca d’Italia da parte del Comune di Frosinone da destinare a sede di rappresentanza e non solo. Il quadro economico è quello scaturito dai numerosi incontri avuti dall’assessore al patrimonio, Pasquale Cirillo, con i dirigenti dell’istituto di via Nazionale. La fattispecie giuridica utilizzata è quella del rent to buy. Il prezzo di vendita della filiale ex Banca d’Italia è stato individuato in 1.650.000 euro di cui: 1.179.630.500 euro (il 77,10%) in quota acconto (117.963 all’anno per due lustri) e 382.500 (il 22,9% del prezzo) in quota godimento del bene (35.037 annuali per dieci anni), da corrispondersi con un canone annuo di 153.000 euro per un decennio. In sostanza, secondo lo schema di accordo, il Comune di Frosinone avrebbe la concessione del godimento del bene per due lustri, con l’opzione di acquisto da esercitarsi entro un termine, che deve essere ancora fissato, antecedente alla scadenza del periodo di concessione del godimento e che comunque deve cadere almeno entro 365 giorni prima della scadenza del contratto. In caso di opzione di acquisto viene trattenuta definitivamente la quota dei canoni che le parti hanno convenuto di imputare ad acconto prezzo, mentre la differenza, rispetto al prezzo complessivo, deve essere saldata alla stipula del contratto di compravendita. Nel caso in cui il Comune non esercitasse l’opzione di acquisto al decimo anno, secondo quanto previsto dal rent to buy, la Banca d’Italia tratterrebbe comunque 1.176.111 euro pari ai canoni di godimento più il 70% delle quote versate in acconto. Perché si è scelto di utilizzare la formula del rent to buy? Come è noto il Comune di Frosinone è sottoposto a procedura di riequi librio finanziario per rientrare da un debito mostruoso di oltre 50 milioni di euro che l’amministrazione Ottaviani ha ereditato da quelle che l’hanno preceduta e questa condizione comporta l’impossibilità di accendere mutui per gli acquisti di immobili, oltre a tutte le limitazioni che sono previste in materia dalla legislazione vigente. Dal punto di vista finanziario, poi, il rent to buy si fa preferire a infatti, che il Comune sia libero dalle restrizioni imposte agli enti in riequilibrio finanziario, dovrebbe accendere un mutuo decennale presso la Cassa Depositi e Prestiti che, a un tasso di interesse del 2,21%, comporterebbe un canone annuo di 185.713 euro rispetto a quello di 153.000 euro previsto dal rent to buy. Inoltre, nell’affitto finalizzato all’acquisto, la Banca d’Italia continua a rimanere proprietario del bene, almeno fino al riscatto finale,ll’a con tutto ciò che comporta in termini di obblighi di pagamento dell’Imu (36.392 euro all’anno, 363.920 euro in dieci anni) e di effettuazione della manutenzione straordinaria. Di contro, al Comune spettano le spese per la manutenzione ordinaria. Con l’acquisto diretto, invece, il Comune perderebbe l’Imu e dovrebbe imputarsi sia la manutenzione straordinaria, sia quella ordinaria. Con il mutuo il palazzo verrebbe a costare all’ente 1.857.128 euro, senza alcun versamento dell’Imu, mentre con il rent to buy il valore da corrispondere sarebbe di 2.000.370 euro, cui andrebbero, però, sottratti i versamenti dell’Imu pari a 363.920 euro per un totale 1.636.450. Una spesa inferiore al mutuo. L’intera operazione ha degli indubbi vantaggi per l’ente di piazza VI dicembre: da un lato la realizzazione di una sorta di plusvalenza di carattere immobiliare con l’acquisto di un immobile storico e di pregio dell’estensione di oltre 3.000 mq di superfici coperte, in pieno centro storico, a un prezzo inferiore ai due milioni di euro e il conseguente risparmio di decine di migliaia di euro, che ogni anno vengono spese per la manutenzione degli uffici di rappresentanza, dell’ex Mtc e di parte di palazzo Evangelisti in piazza VI dicembre che risultano decadenti e inadatti agli scopi ai quali sono destinati. Nelle intenzioni dell’amministrazione Ottaviani a palazzo Munari (ex Banca d’Italia) potrebbero trovare posto, compatibilmente con la grandezza degli spazi e degli ambienti, gli uffici di rappresentanza del sindaco, degli assessorati, quelli dei gruppi consiliari, l’aula consiliare (che verrebbe allocata al piano terra), l’archivio storico comunale e quello generale dell’ente e gli uffici di alcuni settori. Dopo l’audizione di mercoledì, entro un mese, dovrebbe arrivare la decisione della Corte dei Conti. In caso di via libera, la pratica passerà al vaglio della giunta e, soprattutto, del consiglio comunale, trattandosi di un contratto pluriennale che impegna risorse importanti dell’ente con acquisizione patrimoniale finale. L’obiettivo è quello di chiudere la partita entro l’estate. Ipotizzando,