Infermieri, le Asl autorizzate all’utilizzo della graduatoria per oltre mille unità
Con la determina 1259 del 12 febbraio scorso sono state autorizzate le Aziende sanitarie a utilizzare la graduatoria dell’Azienda Sant’Andrea per i 258 vincitori e per ulteriori 782 idonei per un totale di 1.040 unità infermieristiche. Pertanto il sistema sanitario regionale potrà contare, oltre ai vincitori del concorso, di ulteriori 782 unità di idonei in graduatoria per l’annualità in corso. La graduatoria rimarrà vigente per i prossimi 3 anni. Nello specifico sono state autorizzate: 244 unità infermieristiche per la città di Roma, 99 unità per la provincia di Roma, 68 unità per la provincia di Viterbo, 90 unità per la provincia di Rieti, 131 unità per la provincia di Latina, 57 unità per la provincia di Frosinone, 100 unità per l’A.O. San Camillo, 62 unità per l’ospedale San Giovanni, 22 unità per il Policlinico Umberto I, 30 unità per l’IFO – Istituto Tumori Regina Elena, 21 unità per il Sant’Andrea, 46 unità per il Policlinico di Tor Vergata, 50 unità per l’Ares 118 e 20 unità per l’INMI Spallanzani.l
Asili nido e scuole dell’infanzia La Regione stanzia 36 milioni
La Regione Lazio aumenta le risorse destinate a Comuni e famiglie per gli asili nido e le scuole dell’infanzia. Il totale degli investimenti per i servizi educativi da 0 a 6 anni sale a 36,7 milioni di euro per il 2020, a fronte di circa 34 milioni del 2019. Nello specifico, 24,5 milioni di euro arrivano dal fondo nazionale Miur, mentre l’investimento regionale sale da 11 milioni di euro del 2019, a 12,2 per il 2020. Ad annunciarlo, l’assessore alle politiche sociali, welfare ed enti locali, Alessandra Troncarelli, nel corso dell’appuntamento “Il nido per tutti. La Regione Lazio per l’inclusione dei bambini”, che si è svolto a Viterbo. Quattro gli interventi che verranno finanziati con i fondi ministeriali: 10 milioni come contributo aggiuntivo alle spese di gestione degli asili nido pubblici e convenzionati; 6.262.254 per la riduzione delle rette a carico delle famiglie; 7.280.083 per lo scorrimento della graduatoria finalizzata alla riqualificazione degli edifici pubblici destinati ai servizi di scuola dell’infanzia e asilo nido; 975.070 euro per la loro riconversione in poli per l’infanzia. Per quest’ultima misura e per l’abbattimento delle spese in capo ai genitori verranno pubblicati due appositi avvisi. «Grazie alle risorse destinate dalla Regione, nel 2019 – spiega l’assessore alle Politiche sociali, Welfare ed Enti locali, Alessandra Troncarelli – siamo riusciti ad abbattere del 43,37% i costi sostenuti dai Comuni per la gestione dei nidi e a ridurre di circa 300 euro annui le rette per la frequenza degli asili, aiutando circa 22.000 famiglie del Lazio. Abbiamo anche avviato un processo virtuoso di riqualificazione delle scuole dell’infanzia e dei nidi, ponendo particolare attenzione alla messa in sicurezza e all’efficientamento energetico degli immobili. Con questi ulteriori fondi si rafforza il nostro impegno in favore delle famiglie e delle amministrazioni locali. Il fine è consolidare la rete dei servizi per l’infanzia a titolarità pubblica o convenzionata, così da sostenere la natalità con azioni concrete e aiutare i genitori a conciliare esigenze lavorative e di vita. Inoltre – aggiunge Troncarelli – sta per andare in discussione in Consiglio regionale una nuova legge sui nidi in cui particolare attenzione è dedicata all’inclusione dei bambini disabili»
Il fattore “Comuni” sul percorso del Consorzio unico
La volontà politica è stata manifestata con il via libera del consiglio regionale alla norma che stabilisce “le attività del Consorzio unico per lo sviluppo industriale per la valorizzazione del territorio, la promozione degli investimenti e l’i nternazionalizzazione”. Ma il percorso “tecnico” sarà ancora lungo. La “deadline” è stata idealmente fissata per l’estate, quando dovrà essere definito l’aspetto più importante, vale a dire il voto delle assemblee degli attuali 5 Consorzi industriali del Lazio. Perché il punto sollevato dal sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani e dal presidente del Consorzio industriale Sud Pontino Salvatore Forte c’è pienamente nella discussione. Trattandosi di una fusione, l’adesione dovrà avvenire su base volontaria. La conseguenza è che i singoli enti che fanno parte dei Consorzi saranno liberi di aderire o meno. Ricordiamo il punto di partenza: l’ente regionale unico è destinato ad accorpare i Consorzi di Rieti, di Roma e Latina, del Sud Pontino, del Cosilam e dell’Asi di Frosinone. L’intervento di Ottaviani ha preso le mosse da un passaggio dell’emendamento approvato nel collegato. Questo: «In fase di prima applicazione, il Piano regolatore del Consorzio unico è costituito dai Piani regolatori territoriali dei Consorzi aderenti e vigenti alla data di costituzione del Consorzio unico ai sensi dell’articolo 2501 e seguenti del codice civile». Ora, l’articolo 2501 del codice civile dispone: «La fusione di più società può eseguirsi mediante la costituzione di una nuova società, o mediante l’i n c o r p o r azione in una società di una o più altre». Per Ottaviani non ci sono dubbi: «Per l’adesione sarà necessario il voto delle assemblee dei singoli Consorzi. Il che vuol dire che ogni singolo socio potrà decidere liberamente il da farsi». Evidente il ragionamento di Ottaviani: la partita è aperta e bisognerà vedere quanti singoli soci voteranno per aderire oppure no. Al Consorzio Asi l’assemblea è formata da 27 partecipanti. La situazione va moltiplicata per cinque. Ma il sindaco del capoluogo ha introdotto un altro elemento, quando ha spiegato: Il fattore “Co m u n i ” sul percorso del Consorzio unico Lo scenario Sull ’adesione dovranno votare le assemblee Il ruolo delle associazioni e, soprattutto, degli enti locali «Il Comune di Frosinone ha una partecipazione dell’11% all’Asi. Se nel nuovo Consorzio dovessimo avere, faccio un esempio, una quota inferiore al 4%, quale interesse forte dovremmo avere per rimanere?». E ancora: «Aggiungo che auspichiamo certezza interpretativa dalla Regione su questo fatto dell’adesione volontaria. Un passaggio per noi fondamentale, anche per decidere se insistere o meno sul ricorso che abbiamo presentato al Tar». Salvatore Forte, presidente del Consorzio industriale Sud Pontino, ha sottolineato: «All’inizio, nel primo testo, si leggeva che la Regione “costituisce” il Consorzio industriale. Ora si usa la locuzione “promuove la costituzione” del Consorzio unico». Una differenza non di poco conto, che fa capire chiaramente come la discussione dei prossimi mesi verterà anche sugli aspetti giuridici della costituzione del Consorzio. Francesco De Angelis, commissario del Consorzio industriale unico, sta seguendo l’iter in prima persona e con grande attenzione. In questa fase, però, il pallino è nelle mani del notaio e dell’advisor. Per quanto riguarda il tema della votazione delle assemblee dei cinque Consorzi, l’intenzione è quella di fissare una data unica. Magari prima dell’estate. In quella sede si verificheranno le intenzioni degli enti che oggi fanno parte delle assemblee dei Consorzi. Si va dalle associazioni di categoria ai Comuni. È chiaro che De Angelis ha un piano A, un piano B e probabilmente perfino dei piani C e D. Così come è evidente che potrebbero esserci realtà non intenzionate ad aderire. Da questo momento in poi spazio alla politica, che è fatta di confronto e di mediazione. Per quanto riguarda poi il “p eso specifico”, sicuramente nelle intenzioni di De Angelis c’è quella di attribuire un ruolo fondamentale al Consorzio Asi di Frosinone. Ma è pure evidente che molto dipenderà dalla composizione finale dell’assemblea del Consorzio unico. Più soggetti aderiscono e minore sarà la “quota” di rappresentanza di ognuno. L’obiettivo però è quello di unire le forze per contare maggiormente ai tavoli nazionali e regionali. Il modello al quale si guarda è probabilmente quello di Unindustria. In consiglio regionale il dibattito politico è stato acceso, ma alla fine il via libera è arrivato. Anche grazie ad un clima di apertura che ha messo in campo il presidente dell’aula Mauro Buschini. Per esempio è stato accolto l’emendamento presentato da Stefano Parisi, esponente di centrodestra. Emendamento che ha stabilito che gli organi del Consorzio unico durano in carica quattro anni. Inizialmente si era parlato di cinque. Naturalmente la posta in palio è altissima. Basta considerare le competenze del Consorzio unico in materia industriale, urbanistica e ambientale. Oppure il fatto che dell’ente faranno parte la città metropolitana di Roma Capitale, le Province, i Comuni, le Camere di Commercio, le università, le associazioni, gli enti ed istituti pubblici economici, i consorzi di imprese e le organizzazioni delle categorie produttive. Nel “cronoprogramma dell’azione del commissario unico” era stato fissato un termine per quanto concerne la costituzione del Consorzio unico, le elezioni e la successiva nomina degli organi consortili. Entro il 30 aprile 2020. Probabilmente si arriverà all’estate. Ma il punto adesso non è tanto il tempo. Quanto l’adesione su base volontaria, cioè il voto delle assemblee, all’interno delle quali ci sono moltissimi soggetti. Francesco De Angelis sa che a fare la differenza sarà il confronto che avverrà nei prossimi mesi. La sensazione è che, fra tutti, il ruolo dei Comuni sarà quello più importante. La vera variabile della “fase tre” del Consorzio unico.