D’Amato : la rivoluzione della sanità
CORRADO TRENTO
«Noi siamo una squadra ed io penso a lavorare». In questa risposta c’è tutto Alessio D’Amato. L’as – sessore regionale alla sanità è uno che “pensa” come un uomo di squadra.Sitiene lontanodallapolitica, anche senaturalmente ha le sue idee. Perfettamente consapevole di avere la delega più importante e delicata, calibra le parole e privilegia i risultati.Sapendo però che ogni traguardoraggiunto è un punto di partenza, mai di arrivo. Allora assessore, se oggi dovesse registrare lo stato di salute sella sanità laziale, anche con riferimento alla situazione prima del 2013, come lo descriverebbe? «Oggi per la prima volta nella storia del servizio sanitario regionale il “Consuntivo 2018” si è chiuso con unattivo di bilancio di6 milioni di euro. È un fatto senza precedenti poiché partivamo da un disavanzo di 2 miliardi di euro quando il Lazio entrò nel Piano di rientro. Questi dati dimostrano l’enorme lavoro fatto in questi anni migliorando al tempo stesso i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Negli anni passati si era commesso l’errore tragico di pensare che la sanitàdel Lazio potesse salvarsi con i tagli: questo ha portato a scelte dolorose e soprattutto sbagliate, che hanno creato incertezza tra i lavoratori e solitudine tra icittadini. Chiusuradi ospedali, precarizzazionedel lavoro,tagli sugli investimenti tecnologici. Noi abbiamo invertitoda subito la rotta: tagli agli sprechi, mai ai servizi o al personale. E soprattutto razionalizzazione e programmazione del sistema sanitario. È stata una rivoluzione grazie alla quale siamo riusciti ad azzerare il disavanzo. Non si crea più debito e abbiamo iniziato a ricostruire servizi più efficienti sul territorio, a investire sull’innovazione, a ridare certezze e stabilità alle professioni sanitarie. Un lavoro enorme che ha portato anche al miglioramento dei servizi erogati. I dati sui Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) sono in continua crescita e da Regioneinadempiente siamoarrivati a quota 180 punti. È importante ora proseguire su questa strada». Ma dal commissariamento si è usciti oppure non ancora? «Tecnicamente si. Ora siamo in attesa della delibera del Consiglio dei Ministri. Ma il punto è un altro, qui va cambiato tutto il sistema dei commissariamenti. È una stagione aperta dodici anni fa che oggi deve concludersi e si sta lavorando per questo anche nel nuovo Patto perla Salute. LaRegione Lazio dal canto suo ha fatto tutto quello che doveva. I conti sono tornati in positivo azzerando completamente il disavanzo, sono migliorati i Lea superando abbondantemente la soglia di adempienza. Siamo giunti al termine di un percorso iniziato 12anni fa, nel 2007, con il primo piano di rientro.Uscire dalcommissariamento non è la soluzione di tutti i problemi, ma sicuramente tornare a una gestione ordinaria dopo tanti anni è un evento importante che of fre nuove certezze a tutto il sistema e soprattutto ai medici e gli operatori sanitari che da anni attendono l’uscita. Uscire però non significa tornare alla spesa allegra, ma programmare e avere regole certe». Qualche settimana fa lei è venuto a Frosinone per il passaggio di consegne tra Luigi Macchitella e Stefano Lorusso. L’ospedale di Frosinone avrà mai il Dea di secondo livello? «È arrivato un nuovo Direttore si apre una pagina nuova. Ci sarà giustamente una prima fase di ascolto e confronto con il territorio e i distretti. È importante entrare da subito nel merito delle questioni e offrire tutte le risposte che la sanità nella provincia di Frosinone attende. Molto è stato fattoin questiannisu temiimportanti comeil personale,le tecnologie, i nuovi reparti. Sono state gettate le basi, ma è un lavoro che stiamo portando avanti e che fa parte di un sistema. In Ciociaria deve partire una vera e propria rivoluzione che parta dai temi della presa in carico dei pazienti cronici e dell’assistenza domiciliare. Oggi ci sono i presupposti per lavorare alla creazione del Dea di secondo livello a Frosinone». Lei ha escluso in maniera categorica ipotesi di accorpamento tra le Asl di Frosinone e Latina. Anche per la centrale operativa del 118? «Noi abbiamo la necessità di estendere e garantire la copertura del numero per le emergenze 112 che oggi copre solamente il prefisso di Roma e provincia (prefisso 06) a tutto il territorio regionale. I recenti casi di cronaca in altre regioni hanno messo in evidenza la necessità di avere un servizio efficiente e tecnologicamente avanzato grazie all’utilizzo della geolocalizzazione per agevolare gli interventi degli operatori. È questa la strada: potenziare il numero unico e la rete dell’emergenza. All’interno diquesta strategiasi possono migliorare le centrali operative. Lo abbiamo fatto nel nord della regione tra Viterbo e Rieti e le cose hanno funzionato. Nella nuova programmazione triennale è previsto un rafforzamento strategico dell’Ares 118. Stop ai servizi esternalizzati che devono essere garantiti dall’Azienda pubblica dell’emergenza. Il tutto passerà attraverso il rinnovo del parco mezzi e all’assunzione del personale necessario con selezioni pubbliche». La svolta vera è arrivata con quale provvedimento? In altri termini: gli investimenti sul personale (medici e infermieri) della sanità laziale hanno cambiato tutto? «In questi ultimi anni la sanità in Ciociaria ha cambiato radicalmente volto. Solo per citare alcuni dati significativi, nelle politiche per il personale abbiamo reclutato negli ultimi anni a tempo indeterminato 700 unità di personale tra stabilizzazioni e nuove assunzioni di medici e infermieri. Sono stati fatti investimenti molto importanti per oltre 11 milioni di euro sulle nuove tecnologie e sui macchinari che hanno permesso di rinnovare e potenziare i servizi. Abbiamo aperto la neurochirurgia, cheoggi permettetrattamenti fino a qualche anno fa impensabili in questoterritorio. I datidel “Pre – vale” ci confortano in questo processo di crescita poiché testimoniano il continuo miglioramento degli esiti di cura. A Frosinone oltre il 67% dell’attività è valutata di buona e media qualità. Con particolareriferimento allegravidanze e ai parti, al cardiocircolatorio, al respiratorio e all’osteomuscolare. In particolare si riscontra un miglioramento nelle fratture di femore operate entro i due giorni e dei tagli cesarei primari. Anche i recenti dati forniti dall’Istat sull’export italiano ci confermano la dinamicità di questo territorio: Frosinone è la terza provincia italiana per export nel settore della farmaceutica con una crescita tendenziale del 69%». Il problema dei Pronto Soccorso influisce più sulla percezione o sull’operatività? «Stiamo parlando di una problematica a livello nazionale. Or mai i Pronto soccorso sono rimasti l’ultimo presidio dello Stato con accesso libero h24 e che fornisce una risposta a tutti indifferentemente. Il trend negli ultimi anni registra un calo del numero degli accessi e un aumento delle complessità. Dal prossimo anno partirà una vera rivoluzione nell’acces – so al pronto soccorso con il nuovo sistema di triage che passa dai 4 codici a colori ad un nuovo sistema con cinque codici numerici. Non è un semplice spacchettamento del vecchio sistema, ma viene ripensato radicalmente l’ac – cessoaltriage conunanuovacodifica delle patologie per avere una maggiore accuratezza, precisione e migliorare le tempistiche. Da un lato si lavora dunque sull’ottimiz – zazione dei Pronto soccorso, dall’altra nel Lazio abbiamo avviato un grande rivoluzione nella rete dell’assistenza territoriale. Abbiamo aperto 20 Case della Salute che hanno fatto registrare già nel primo semestre dell’anno 1 milione e 800 mila prestazioni erogate (dato in crescita del 5,3% rispetto al primo semestre del 2018). Nella provincia di Frosinone abbiamo aperto cinque Case della Salute che stanno registrando ottimi dati di accessi e prestazioni migliorando i servizi e portandoli sempre più vicino ai cittadini. A Ceprano nel primo semestre del 2019 la Casa della Salute ha già effettuato oltre 111.000 prestazioni, quella di Pontecorvo 100.000, quella di Ceccano92.000, quelladiFerentino 15.000 e quella di Atina 5.000. Nel Lazio stiamo costruendo una vera e propria rete sociosanitaria assistenziale di prossimità. Abbiamo aperto anche 34 poliambulatori operativi anche il fine settimanae durantei festivie inalcuni di questi è possibile anche trovare il pediatra di libera scelta. È un percorso che abbiamo iniziato e che dovrà proseguire, perché la sanità del futuro avrà sempre più bisogno di cure accessibili e vicine alle persone». Soddisfatto del dato sulle vaccinazioni? «Quello delle coperture vaccinali è un tema molto importante e sul quale non bisogna indietreggiare di un millimetro. Nelle vaccinazioni inetà pediatricadai dati diffusi dal Ministero della Salute, il Lazio è la Regione al top a livello nazionale superando di gran lunga la copertura del 95%. Il dato arriva oltre il 98% per i vaccini contro il polio, la difterite, il tetano, epatite B e la pertosse e al 95% per il morbillo. Sono risultati straordinari raggiunti grazie ad uno sforzo importante dei centri vaccinali e grazie alla creazione nel Lazio dell’Anagrafe vaccinale. Ora va mantenuta alta l’attenzione per continuare questo importante lavoro a tutela della salute dei più piccoli». La sanità è indubbiamente la delega più importante delle Regioni. Un carico di responsabilità ulteriore per lei, considerando che Nicola Zingaretti è il segretario nazionale del Pd e che quindi, come presidente della Regione Lazio, non può permettersi passi falsi? «Noi siamo una squadra ed io penso a lavorare». Cosa dobbiamo aspettarci a livello di sanità in provincia di Frosinone nel prossimo futuro? «Bisogna ricordare da dove siamo partitie che siè chiusauna stagione dolorosa. Noi abbiamo da subito invertito la rotta investendo sulle province e oggi, anche grazie allo straordinario sforzo dei medici e dei professionisti che sono stati in prima linea, la sanità a Frosinone è cambiata e può guardare alle sfide future con rinnovato ottimismo. Tra gli obiettivi penso sicuramente all’abbatti – mento delle liste d’attesa, gli investimentisul personaleel’assisten – za territoriale. Facciamo parte di un sistema che ha ripreso a correre e la Regione, come avvenuto in questi anni, sarà attenta alle esigenze di questo territorio».
«Uniti contro le sinistre»
CORRADO TRENTO Ha chiuso la tre giorni di Antonio Tajani a Viterbo con un intervento telefonico. Per il maltempo non è riuscito ad essere presente. Ma Silvio Berlusconi, fondatore e leader di Forza Italia, ha comunque dettato la linea del partito. Dicendo: «Forza Italia non “fa parte”del centrodestra, Forza Italia è il centrodestra, perché il centrodestra l’abbiamo fondato noi e senza di noi, cattolici e riformatori, sarebbe solo una “destra destra”, che non avrebbe i numeri per andare al governo e che, se per caso, li trovasse non sarebbe capace di governare». Poi ha aggiunto che se mai c’è stata un’opa di Matteo Salvini sugli “azzurri”, la stessa è fallita. Un appuntamento, quello dell’Italia e l’E uropa che vogliamo, che per anni si è svolto a Fiuggi. Non quest’anno. Nei giorni scorsi, proprio a Ciociaria Oggi, il senatore e coordinatore regionale degli “azzurri” Claudio Fazzone non aveva nascosto dubbi sulla gestione del partito. Sottolineando come ancora una volta la stagione congressuale è rimasta ferma agli annunci. A Viterbo c’era Gianluca Quadrini, vicecoordinatore regionale di Forza Italia, con delega alla provincia di Frosinone. Lui è un fedelissimo di Fazzone. Spiega Quadrini: «Forza Italia mantiene la sua centralità non soltanto nella coalizione, ma anche nel panorama politico italiano. Le critiche del senatore Fazzone sono le critiche di chi crede in un partito e in un progetto. Non so dire cosa succederà nel prossimo futuro a livello nazionale e, siccome non sono abituato a nascondermi dietro un dito, aggiungo che non sarà certamente indifferente il tema della legge elettorale. Perché è chiaro che un ritorno al proporzionale cambierebbe radicalmente il quadro. Detto questo, il centrodestra resta il nostro orizzonte naturale. Il presidente Berlusconi ha perfettamente ragione quando dice che al Governo del Paese c’è la coalizione più a sinistra della storia della Repubblica. Ci sono quattro sinistre diverse: il Pd, il Movimento Cinque Stelle (che finalmente ha gettato la maschera), Liberi e Uguali e Italia Viva di Matteo Renzi. Soltanto in un’ottica di coalizione possiamo contrastare quelle che sono sì delle manovre di Palazzo, ma che presto avranno una declinazione pure sul versante delle alleanze elet torali». Aggiunge Gianluca Quadrini: «Per quello che ci riguarda però, mi riferisco soprattutto alla provincia di Frosinone, non dobbiamo far altro che continuare lungo la strada intrapresa: vale a dire il contatto con i territori. Da mesi ormai siamo “ventre a terra”, da mesi incontriamo amministratori e militanti, da mesi stiamo convincendo chi si era allontanato a tornare». In tanti però sono andati via. Soltanto alcuni nomi: Mario Abbruzzese, Pasquale Ciacciarelli, Tommaso Ciccone, Danilo Magliocchetti. Tutti adesso fanno parte di Cambiamo di Giovanni Toti. Argomenta Gianluca Quadrini: «Sono abituato a rispettare le scelte di tutti. Allo stesso tempo, però, dico che la storia dimostra che chi va via da Forza Italia difficilmente riesce ad ottenere risultati importanti. Inoltre, è fondamentale distinguere: un conto sono gli eletti che vanno via, altro discorso sono i voti. Sinceramente penso che negli ultimi mesi il clima sia cambiato e ci sia una voglia di partecipare diversa. Stiamo riorganizzando il partito ad ogni livello. Sono convinto che riusciremo ad ottenere risultati importanti e all’altezza della situazione»
Scuolabus, il nodo delle assistenti
«A Frosinone cominciano le scuole ma si perdono posti di lavoro. La vicenda della riduzione del servizio scuolabus a Frosinone continua ad avere delle ripercussioni negative». È quanto denuncia il segretario generale territoriale della Cisl Fp Giovanni Giacomo Palazzo. Sono le conseguenze delle nuove regole dopo la pronuncia della Corte dei conti che ha sancito che il servizio scuolabus rientra tra quelli pubblici locali e non è a domanda individuale. Pertanto la quota di partecipazione finanziaria deve essere sostenuta interamente dall’utenza senza ulteriori aggravi sulle casse del Comune. Peraltro il decreto legislativo 63/2017 prevede che «le Regioni e gli enti locali, nell’a mbito delle rispettive competenze, assicurano il trasporto delle alunne e degli alunni delle scuole primarie statali per consentire loro il raggiungimento della più vicina sede di erogazione del servizio scolastico. Il servizio è assicurato su istanza di parte e dietro pagamento di una quota di partecipazione diretta, senza nuovi o maggiori oneri per gli enti territoriali interessati». Dei dieci autisti in pianta organica due conserveranno la qualifica a copertura delle esigenze di servizio; cinque unità assumeranno la mansione di ausiliari del traffico; altri due sono finiti alla manutenzione e di segnaletica, mentre uno andrà a svolgere la funzione di sostituto dell’autista dell’ente. Dopo la riduzione del personale dello scuolabus da 10 a 2, «la Cisl Fp di Frosinone aveva subito lanciato degli allarmi sulle ricadute negative per l’amministrazione Ottaviani a valutare la situazione a 360 gradi – prosegue Palazzo – I dirigenti non hanno voluto cercare alternative, limitandosi a fare i conti della serva, allo scopo di far quadrare entrate e uscite in pareggio, non pensando alle dirette conseguenze per i lavoratori coinvolti». Secondo l’esponente della Cisl, «gli autisti, dipendenti comunali rimasti senza bus sono stati destinati ad altri incarichi ed ora nasce il problema delle assistenti degli scuolabus, servizio svolto in affidamento dalle Cooperative che lo hanno ereditato dalla Multiservizi. I circa 15 lavoratori impegnati in questo servizio che rimarranno senza incarico che fine faranno? La Cisl Fp di Frosinone già dallo scorso luglio aveva chiesto al Comune di Frosinone di aprire un confronto su questi temi senza ottenere risposte». Palazzo pone la questione dell’«urgenza di difendere posti di lavoro per persone che, vista l’età, avrebbero grosse difficoltà a ricollocarsi nel mondo del lavoro. La Cisl Fp di Frosinone lancia un ultimo appello all’amministrazione Ottaviani, sempre sensibile alle problematiche di propri cittadini, a discutere del futuro di tutti questi lavoratori per evitare decisioni unilaterali, decisioni fondate unicamente sui pareggi di bilancio, che andrebbero a penalizzare lavoratori che da oltre venti anni lavorano con il Comune di Frosinone, dapprima come Lsu svolgendo anche le mansioni più umili»
Patto con la Russia per il rilancio del paese
ALESSANDRA CINELLI La Russia sempre più vicina alla città ernica. Un patto di amicizia e di cooperazione commerciale, economica, scientifica, tecnica, agricola e culturale è stato siglato nei giorni scorsi con la città di Tula. Un’opportunità di crescita nello scambio reciproco di risorse. La stretta di mano tra il sindaco Simone Cretaro e il governatore Alexey Dyumin massimo responsabile del governo della regione di Tula è solo l’inizio di un viaggio tra nuovi incontri e progetti futuri. Un patto sullo sviluppo dei rapporti amichevoli e di cooperazione commerciale, economica, scientifica, tecnica, agricola e culturale conil qualele duecittà sisono dati reciproci obbiettivi per continuare una collaborazione stabile che possa contribuire ad avvicinare e sviluppare armonicamente le due realtà. «Si è trattato di un importante accordo –ha dichiarato il sindaco Cretaro – l’inizio di un percorso obbligatoche dovràproiettareVeroli oltre i propri confini, dando così valore agli indubbi elementi di propria potenzialità, specie nel settore culturale e turistico, interagendo con realtà in continuo sviluppo come, appunto, Tula». Altri patti in termini di progettualità e sviluppi collaborativi in ambito scientifico, economico, culturale ed industriale, sono stati promossi anche dalla delegazione della provincia di Frosinone. Tale delegazione era composta da Antonio Pompeo, presidente della Provincia, Francesco De Angelis, presidente Asi Frosinone e Commissario del Consorzi del Lazio. Presente in Russia nell’occasione anche Danilo Campanari, in qualità di presidente dell’associazio – ne Puskin Italia-Russia. «I rapporti continueranno anche nel prossimo futuro –ha anticipato il primo cittadino – quando una delegazione ufficiale di Tula ricambierà la visita in Italia e sarà a Veroli per implementare gli scambi culturali ed approfondire direttamente le conoscenze che abbiamo documentato nella breve serie di incontri della settimana scorsa. Sarà una propizia occasione per mettere in mostra le nostre peculiarità non solo artistiche, archeologiche e paesaggistiche, ma anche la filiera di prodotti tipici»