Zingaretti, Conte e Di Maio Un progetto fallimentare
La sconfitta, sonora, rimediata dall’alleanza tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico in Umbria certifica il fallimento del progetto di Nicola Zingaretti di una intesa strategica con i grillini in tutta Italia. L’idea di mettere insieme due minoranze per farle diventare argine alla destra e magari maggioranza, si è dimostrata fallimentare in una piccola regione come l’Umbria, esattamente come confermano i sondaggi anche a livello nazionale. Il centrodestra unito, trainato dalla Lega, ha spento sul nascere questo progetto, mettendo nei guai Nicola Zingaretti, segretario nazionale del Pd e governatore della regione Lazio. Che conseguenze avrà sul Governo di Giuseppe Conte questo tracollo? I protagonisti, davanti ai microfoni e ai taccuini, minimizzano, derubricando a fatto locale il voto umbro. Ma sotto la cenere arde il malcontento. Dentro il M5S il trambusto è totale. I grillini hanno dimezzato i consensi e molti dei loro elettori o non sono andati a votare o hanno votato centrodestra. A dimostrazione di come l’accordo con il Pd sia indigesto alla base grillina. Tra i dem cresce allo stesso modo il gruppo di chi considera avventata la linea di Zingaretti su un’alleanza strategica con M5S. Il primo banco di prova è stato drammatico e i prossimi potrebbero essere anche peggiori. Tra poco si vota in Emilia Romagna e un’altra sconfitta potrebbe essere un terremoto per il Governatore del Lazio. Ma sconfitti non sono solo i due partiti, ma l’alleanza tra loro. Che poi è la medesima che guida il Governo del Paese, sostenendo il cangiante “avvocato del popolo” Giuseppe Conte. L’uomo adatto a tutte le stagioni, premier con la Lega di Salvini e con il Pd di Zingaretti, non è certo lo statista che hanno provato a dipingere. Anzi. La politica economica indicata dal Governo nonintercetta i favori del Paese e i consensi dei partiti della maggioranza non crescono, anzi. Al contrario il voto umbro certifica ancora una volta il successo dell’alleanza di centrodestra che, trainata dalla Lega di Matteo Salvini sta conquistando a una a una tutte le regioni d’Italia. La coalizione appare più forte, con Giorgia Meloni che sta portando Fratelli d’Italia verso la doppia cifra. Forza Italia tentenna, ma non molla. In tutto questo susseguirsi di pessime notizie, Nicola Zingaretti sperava di rifiatare almeno nella sua Regione, il Lazio. Ma anche qui le cose non sono per nulla buone. I consiglieri regionali Marietta Tidei (ex Pd) e Enrico Cavallari (Gruppo Misto, ex Lega) hanno annunciato l’adesione al partito di Matteo Renzi, Italia Viva. Se arrivasse un altro consigliere regionale, Italia Viva costituirebbe un gruppo consiliare alla Pisana. Ma già così i due consiglieri avranno la golden share della maggioranza, tenendo il presidente Nicola Zingaretti sotto scacco. Il loro voto infatti sarà determinanteper mantenereinpiedi la maggioranza che conta su 26 consiglieri contro i 25 dell’opposizione. E ormai sperare in un aiuto di M5S appare alquanto difficile. Ma a Zingaretti conviene ancora portare avanti questa situazione? Il consigliere regionale del Misto Antonello Aurigemma pone la questione a suo modo. «Che Zingaretti non sia in grado di governare il Lazio oramai è risaputo e riconosciuto dalla maggioranza dei cittadini, ma mai avremmo pensato che tale disappunto riuscisse anche a superare i confini della nostra regione. Il dato dell’Umbria è significativo non solo per il Segretario nazionale del Pd, ma anche per la nuova “enfant prodige” dei pentastellati Roberta Lombardi, tra le principali artefici della vittoria del centrodestra in Umbria. Grazie a lei il M5S è riuscito a rinnegare tutti gli impegni presi nella recente campagna elettorale delle regionali del 2018 nei confronti dei cittadini del Lazio, arrivando addirittura ad ipotizzare un ingresso in maggioranza all’interno della Giunta Regionale dopo essersi presentata come candidata alternativa al Presidente Zingaretti. Ci auguriamo nell’interesse dei cittadini che questa squadra vincente, Zingaretti-Lombardi, non si cambi».
Ecosistema urbano in chiaroscuro
Trento, Mantova, Bolzano, Pordenone eParma sono le5 città in testa alla classifica di Ecosistema Urbano 2019. Frosinone si piazza al 92º posto con un miglioramento di sette posizioni rispetto al precedente rapporto. Dalla ricerca di Legambiente, presentata ieri, sulle performance ambientali delle principali città italiane, realizzato con la collaborazione di Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, è emerso che Mantova, migliore nel 2018, ha ceduto il posto a Trento che è salita per la prima volta in testa alla classifica delle città più “green”d’Italia grazie al miglioramento nella qualità dell’aria, all’utilizzo di trasporti pubblici e per l’attenzione alla mobilità ciclabile, le direttrici su cui si vuole muovere e si sta muovendo in maniera incisiva l’amministrazione Ottaviani anche con scelte impopolari per alcuni, come nel caso delle isole pedonali. Lo studio ogni anno raccoglie, attraverso questionari e interviste dirette ai 104 comuni capoluogo di provincia e altre fonti statistiche, informazioni su 125 parametri ambientali per un totale di oltre 125.000 dati. Lucca ha vinto per isole pedonali, Padova per il solare, Ferrara per la raccolta differenziata dei rifiuti, Matera è risultata prima per il verde, Reggio Emilia nelle piste ciclabili ed Enna nella qualità dell’aria. In coda alla classifica, chiusa da Catania, Siracusa e Vibo Valentia (queste ultime per mancanza di dati aggiornati), si sono piazzati alcuni grandi centri urbani come Napoli (89), Bari (87), Torino (88),Roma (89)e Palermo (100) sui quali hanno pesato fattori come il traffico, i rifiuti, l’acqua. In Italia, nel complesso, è migliorata la qualità dell’aria e si sonoridottii consumid’acqua. Il tema è particolarmente sentito in questo momento storico, il “Green new deal” è stato messo dal Governo tra le priorità. Le nuove generazioni – chi in piazza durante i Fridays for future e chi iscrivendosi a facoltà come Agraria o Ingegneria ambientale – hanno dimostrato di essere molto sensibili al tema ambientale. Tornando alla classifica elaborata nel rapporto e stringendo il campo alla regione Lazio, il migliore capoluogo è risultato Viterbo (62º, +39 rispetto al 2018); a seguire Rieti (77º, -16), Roma (89º, -1), Frosinone (92º, +7) e Latina (98º, -9 rispetto allo scorso anno). Guardando alla serie storica di Frosinone si evidenzia come negli ultimi quattro anni si è passati dalla posizione 103 del 2016 alla 92 del 2019, nel mezzo la 99 del 2017 e la 101 del 2018. Per il capoluogo ciociaro le notizie positive arrivano da piste ciclabili (37º posto su 104), verde totale (33º posto), uso efficiente del suolo (47º posto), incidenti (25º posto), solare pubblico (53º posto), alberi (63º posto). Da rivedere il dato passeggeri per il trasporto pubblico (87º posto), raccolta differenziata (99º posto, anche se per l’amministrazione comunale il parametro non tiene conto dell’aggiornamento secondo cui la differenziata in città ha superato il 70%), isolepedonali (ultimo posto). «Come è agevole constatare dalla lettura e comparazione dei risultati, la strada intrapresa, da alcuni anni, dall’Amministrazione Ottaviani, in termini di politiche e interventi ambientali, è certamente quella giusta. Di particolare rilievo, nella classifica 2019, per quanto riguarda la macroarea ambiente, il 33º posto assoluto di Frosinone per il verde urbano, o il 66º per gli alberi su 104. Esiste dunque una importante coscienza ambientale che si sta sviluppando a Frosinone, ma che richiede comunque tempo, per apprezzarne fino in fondo i risultati» ha comentato il consigliere comunale e provinciale Danilo Magliocchetti. «Qualche giorno fa – recita una nota dell’amministrazione comunale – sempre Legambiente, aveva certificato il miglioramento della qualità dell’aria a Frosinone, mediante il dossier “Mal’aria” e la relativa campagna “PM10 ti tengo d’occhio”, che monitora le centraline dei capoluoghi italiani e gli sforamenti dall’inizio dell’anno. Il capoluogo si è collocato al tredicesimo posto, dopo aver conquistato, purtroppo, la non invidiabile prima posizione nel 2015; la seconda, nel 2016 e giungendo alla nona nel 2017. A questo scopo, si ricorda inoltre che l’Amministrazione intende sperimentare se la chiusura delle scuole e degli Istituti di istruzione, per due giorni conse cutivi, appunto il sabato e la domenica, tenuto conto della riduzione delle emissioni delle relative centrali termiche e del traffico veicolare, degli alunni e degli studenti, possa generare, insieme a ulteriori accorgimenti, una curva virtuosa nel rilevamento delle emissioni in atmosfera, anche in considerazione dei provvedimenti contingibili e urgenti che – in via alternativa – dovrebbero essere emessi dal Sindaco, volta per volta, laddove si registrino i singoli superamenti dei livelli massimi di tolleranza, previsti dalla normativa e dalla best practice. La presenza del grande polmone verde del Parco Urbano del Matusa (dotato di spazi dedicati alle due ruote) e il nuovo sistema di piste ciclabili voluto dall’Amministrazione, infine, si inseriscono nel quadro più ampio di promozione di una mobilità ecosostenibile e di una migliore qualità dell’aria, in funzione della effettività del diritto alla salute». «I report con i relativi dati pubblicati da Legambiente – ha dichiarato il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani – certificano come gli accorgimenti introdotti dall’amministrazione comunale stiano portando benefici effettivi alla qualità dell’aria e all’ecosistema della nostra città. Si pensi all’introduzione di automezzi del trasporto pubblico tutti euro 5, euro 6 e a metano, o all’interdizione della circolazione stradale, allorquando si verifichino i livelli massimi di emissione, passando per la sperimentazione delle isole pedonali nella parte alta e in quella bassa della città o, anche, attraverso il controllo, per quanto di propria competenza, degli impianti di riscaldamento civili e industriali: gli strumenti citati, ben lungi dal risolvere alla radice il problema del particolato aereo, hanno, comunque, attenuato i livelli di emissione». «Leggendo il corposo studio realizzato, tuttavia, non si può che guardare con preoccupazione ai dati relativa alla dispersione idrica: la differenza percentuale tra acqua immessa dal concessionario di carattere provinciale e consumata per usi civili, industriali e agricoli è pari, nel capoluogo, al 75,4%: ci auguriamo che gli investimenti previsti per i prossimi anni, previsti dal gestore, possano portare a un miglioramento della distribuzione di un elemento prezioso come l’acqua. Per quanto riguardai dati relativi alla raccolta differenziata, siamo passati, con l’introduzione del porta a porta su tutto il territorio comunale, dal 16 al 74%, percentuale raggiunta grazie agli sforzi di tutti i cittadini e di cui, siamo certi, si terrà conto nel prossimo report di Ecosistema urbano» ha concluso il sindaco.
In fondo a destra L’effetto Umbria anche in Ciociaria
Il trionfo di Matteo Salvini, lo scatto di Giorgia Meloni, la sconfitta politicamente ingestibile di Luigi Di Maio ma anche di Giuseppe Conte, la battuta d’arresto di Nicola Zingaretti. In fondo l’Umbria non è poi così lontana e i risultati delle regionali promettono di avere effetti importanti sul Governo e sulla maggioranza giallorossa. Ma l’eco arriva forte pure in provincia di Frosinone. D’a ltronde i venti punti di vantaggio, il successo del centrodestra in una roccaforte del centrosinistra, l’impennata dell’a ffluenza sono segnali forti e chiari di una distanza tra il palazzo e la piazza, intesa come elettori che si recano alle urne per dire la loro. La manovra politica di fine estate non è stata percepita positivamente e non bisogna nascondersi dietro il dito dei settecentomila votanti. Perché il trend è forte e chiaro. In Ciociaria come viene valutato il risultato delle regionali dell’Umbria? Il Carroccio a valanga Francesco Zicchieri, deputato e coordinatore regionale della Lega nel Lazio, non ha dubbi. Rileva: «Risultato straordinario in Umbria, che dimostra quanto il lavoro quotidiano di Matteo Salvini e della Lega sui territori ripaghi in termini di fiducia dei cittadini. Penso che se gli abusivi al Governo (Conte, Di Maio, Renzi, Zingaretti) avessero un minimo di dignità politica e di interesse per il Paese, dovrebbero dimettersi e lasciare la parola agli italiani. Il 36,95% in Umbria è un dato che testimonia la crescita esponenziale del partito. In Ciociaria la Lega continua a crescere e a strutturarsi creando classe gente capace e pronta per governare». In provincia di Frosinone continua l’azione sul territorio dell’onorevole Francesca Gerardi, coordinatrice provinciale del partito. Mentre il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani nota: «Il centrodestra non dorme mai, altri invece sono in letargo. Ma c’è un dato, oltre alla vittoria, che va sottolineato in Umbria: quello della partecipazione». Fratelli in crescita Le regionali dell’Umbria hanno determinato il boom di Giorgia Meloni. Il senatore Massimo Ruspandini, leader di Fratelli d’Italia in provincia di Frosinone, argomenta: «Il lavoro che sta facendo Giorgia Meloni è eccezionale: il 10,40% è una percentuale enorme. Per quanto concerne la provincia di FrosiIn fondo a destra L’effetto Umbria anche in Ciociaria Il punto Il senatore Massimo Ruspandini (Fratelli d’It a l i a ) «In provincia di Frosinone siamo perfino oltre il 10%» none, ho l’ambizione di dire che in questo momento siamo oltre il 10%. Lo vedremo presto. In Ciociaria abbiamo un’ottima squadra, anche di giovani e sono certo che ci toglieremo grandi soddisfazioni». Daniele Colasanti, coordinatore di Riva Destra-FdI di Frosinone, afferma: «Ancora un eccezionale risultato elettorale di Fratelli d’Italia, che supera il 10% in Umbria. Dobbiamo ringraziare la leadership di una donna coerente, coraggiosa, instancabile, alla quale va il grandissimo merito di aver restituito una speranza a un’area politica. A Giorgia Meloni l’i n d i s c utibile merito poi di essersi impegnata personalmente al fine di rendere Fratelli d’Italia un partito sempre più aperto e inclusivo. E i movimenti come il nostro, che in questo ultimo anI parlamentari Massimo Ru s p a n d i n i eFra n c e s c o Z i c ch i e ri no hanno stretto il patto federale con FdI, l’hanno ripagata con piena fiducia e lealtà politica». Forza Italia riflette Alle regionali umbre gli“a z z u rri” si sono fermati al 5,50%, doppiati da Fratelli d’Italia e lontano anni luce dalla Lega. Ma Gianluca Quadrini, vicecoordinatore regionale di Forza Italia nel Lazio, dice: «In Ciociaria le percentuali sono maggiori. E in ogni caso ci sono tre fattori che vanno sottolineati: il centrodestra è largamente maggioritario nel Paese, la partecipazione cresce e noi restiamo centrali, strategici e decisivi. In Ciociaria stiamo portando avanti un’azione seria e dettagliata per il radicamento sul territorio e avremo degli ottimi risultati». Cambiamo guarda avanti Pasquale Ciacciarelli, consigliere regionale del movimento di Giovanni Toti, afferma: «Il centrodestra è largamente maggioritario, dall’Umbria è arrivato un avviso di sfratto al governo giallorosso di Giuseppe Conte. In Ciociaria diremo la nostra». Il Pd e il fattore Renzi A meno di clamorosi colpi di scena l’esito delle regionali umbre sancirà la fine delle alleanze tra Pd e Movimento Cinque Stelle a livello locale. Sul piano provinciale le questioni e i punti di vista sono due per i Dem. Intanto la necessità di dimostrare a Zingaretti che questo territorio resta una roccaforte del segretario, come dimostrato dal risultare Democratico di Francesco De Angelis che la componente di Antonio Pompeo erano schierate con Zingaretti. De Angelis, ma anche Mauro Buschini e Sara Battisti, hanno l’i n t e nzione di serrare le file. Si pone il tema del congresso provinciale, che dovrebbe tenersi a febbraio. Antonio Pompeo dichiara: «In Umbria il risultato era annunciato, con un trend consolidato purtroppo. Certamente però il centrosinistra deve riflettere, specialmente su quella che è l’azione di governo». Ma i prossimi giorni saranno decisivi pure per capire quali saranno le mosse di Italia Viva di Matteo Renzi. Maria Spilabotte e Valentina Calcagni stanno accelerando. E intanto è disponibile il simbolo di Italia Viva Frosinone. Ma è evidente che i riflettori sono puntati tutti sulla componente dei Democrat di Antonio Pompeo. La partecipazione di Germano Caperma alla Leopolda ha rappresentato un segnale di avanscoperta. È inoltre chiaro che Pompeo dovrà confrontarsi con il senatore Andrea Marcucci, suo referente nazionale. Saranno giorni di fuoco, anche per gli sviluppi legati al gruppo di Renzi alla Regione Lazio. Caporetto Cinque Stelle Il Movimento in Umbria si è fermato al 7,41%. Un dato che certamente non è legato soltanto al fatto che l’alleanza con il Pd non ha funzionato. In provincia di Frosinone la situazione è di stallo da mesi. I tre parlamentari del territorio, Luca Frusone, Ilaria Fontana ed Enrica Segneri appaiono distanti dal dibattito provinciale. Anche all’interno del Movimento. Nei mesi scorsi, inoltre, i consiglieri comunali di Frosinone Christian Bellincampi e Marco Mastronardi, oltre ad Aniello Prisco, avevano sollecitato un cambio di marcia. Speto delle primarie soprattutto. Quando sia Pensa cialmente sul piano dell’o r g anizzazione sul territorio. Non sono arrivati segnali. Per quanto concerne il rapporto con il Pd, se a livello nazionale non ci sono stati risposte convincenti, sul piano locale siamo a meno di niente. Fra l’altro non è affatto semplicissimo immaginare un’intesa tra Francesco De Angelis, Mauro Buschini e Sara Battisti da una parte e Luca Frusone, Ilaria Fontana ed Enrica Segneri dall’altro. A livello nazionale Luigi Di Maio ha archiviato la disfatta in Umbria definendo impraticabile l’accordo con il Pd sul piano locale. Lo ha fatto per provare ad uscire dall’angolo, dal momento che il suo ruolo di capo politico è stato fortemente messo in discussione. In realtà nei Cinque Stelle manca uno scatto vero. Anche in Ciociaria