Scuolabus, troppi autisti
I primi effetti delle nuove regole sulla modulazione del servizio scuolabus si sono subiti materializzati. Gli otto autisti in eccedenza, dopo la diminuzione del numero di linee, sono stati destinati ad altre mansioni. A certificarlo una determinazione dirigenziale che recepisce gli indirizzi indicati da un delibera di giunta del 17 luglio scorso. Dei dieci in pianta organica: due conserveranno la qualifica di autisti di scuolabus al fine di salvaguardare il servizio nelle aree periferiche, attraverso la flessibilità oraria articolata secondo un orario spezzato a copertura delle esigenze di servizio nell’ambito delle 36 ore settimanali; cinque unità assumeranno la mansione di ausiliari del traffico, la cui articolazione oraria sarà stabilita dal Comando della Polizia Locale secondo le regole contrattuali in uso, restando ferma la disponibilità e flessibilità, da parte del personale, al fine di garantire il servizio sostituzione degli autisti scuolabus per assenze a vario titolo oltre a garantire il servizio giornaliero di attività motoria nel periodo d’i n t e r e sse e nell’attesa del rifunzionamento degli impianti sportivi; due sono stati dirottati al servizio di manutenzione e di segnaletica, mentre uno andrà a svolgere la funzione di sostituto dell’autista istituzionale dell’ente. Un effetto indiretto delle disposizioni del decreto legislativo 63/2017 che al comma 2 dell’articolo 5 aveva stabilito che «le Regioni e gli enti locali, nell’ambito delle rispettive competenze, assicurano il trasporto delle alunne e degli alunni delle scuole primarie statali per consentire loro il raggiungimento della più vicina sede di erogazione del servizio scolastico. Il servizio è assicurato su istanza di parte e dietro pagamento di una quota di partecipazione diretta, senza nuovi o maggiori oneri per gli enti territoriali interessati». (…)
Rdc, controlli rafforzati
Nuova incombenza per i Comuni. Parte a settembre, e proseguirà per tutto il mese di ottobre, il piano di controlli straordinario previsto dalla Conferenza Stato-Regioni che ha affidato alle Amministrazioni locali il compito di effettuare verifiche a campione sul 5% delle famiglie beneficiarie del Reddito di cittadinanza. Obiettivo dei controlli, contrastare gli eventuali abusi nella fruizione del sussidio, di cui già cominciano a manifestarsi alcuni episodi. Di qui l’o p p o r t unità di far scendere in campo anche i Comuni, oltre all’A g e nzia delle Entrate, all’I s p e t t o r ato nazionale del lavoro e alla Guardia di Finanza. Non a caso, le Fiamme Gialle sono già impegnate a controllare una lista con circa 600mila profili a rischio. Le verifiche metteranno sotto la lente due differenti requisiti che danno accesso al sussidio di sostegno al reddito, esaminando quindi diversi database. Il primo requisito oggetto di controlli sarà la residenza o il soggiorno in Italia che, secondo quanto stabilito dal decreto legge 2019, deve corrispondere ad almeno 10 anni. Il secondo requisito, che è poi quello da cui nasce la necessità di un piano di controlli straordinario, è la composizione del nucleo familiare richiedente il reddito e dichiarato in fase di Isee. In pratica, i Comuni dovranno incrociare i dati di uffici anagrafici e servizi sociali per poi comunicare entro 10 giorni i risultati all’Inps attraverso GEPI, la piattaforma informatica messa a punto dal Ministero del lavoro per la gestione dei Patti per l’inclusione sociale, che si attiverà successivamente in caso di irregolarità con sanzioni o ricorso all’autorità giudiziaria. In provincia di Frosinone le domande accolte hanno superato il tetto di ottomila e si sono avvicinate a novemila.
Cassino – Sistema turistico all’anno zero
Sbarcare a Cassino è come sbarcare sulla luna! Eccezion fatta per le facili associazioni con i “crateri” che persistono in parecchie vie o marciapiedi urbani, ma l’immagine calza a pennello per un turista alla ricerca di storia, cultura, piatti tipici e servizi. Se trovare un info point è una impresa che non vale proprio la pena intraprendere, pura utopia è anche augurarsi di imbattersi in qualche bel percorso che tenga le fila dei beni culturali o della storia che ha reso la terra benedettina famosa nel mondo o del passaggio devastante della linea Gustav. Persistono solo gli sforzi di alcuni, associazioni in primis ma anche singoli, che da tempo hanno intuito la necessità di agevolare la conoscenza e la scoperta del territorio e creano opportunità in grado di guidare o attirare i turisti, di valorizzare cultura e bellezze. Dibattito, nei giorni scorsi, sulla necessità di smarcarsi da una centralità esclusiva del comparto metalmeccanico che costringe una vasta area intercomunale a vivere di “luce” riflessa (o del “buio” della cig come pure della mancanza di nuovi modelli), per ripensare piani di crescita e di sviluppo che avrebbero ottime basi di partenza nelle ricchezze culturali e nella posizione geografica baricentrica. Perché, la verità, è che i turisti circolano ma il “turismo” è il grande assente! La sola abbazia attira, in media, tra i 250.000 ai 300.000 visitatori annui che arrivano da tutta l’Europa ma salgono sul sacro monte anche studenti, ad esempio, americani. (…)
Area contigua al Parco Frattaroli spinge per il sì
Ampia risonanza ha ottenuto il convegnoche siè tenutonel municipio del paese sul tema “Area contigua: un’opportunità di sviluppo sostenibile”. Un tema caldissimo che coinvolge diversi comuni dellaValle diComino. Eli divide. L’attesa non è stata delusa anche per la presenza di qualificati relatori, come Filomena Ricci, membro del Consiglio direttivo del Parco d’Abbruzzo, Lazio e Molise (Pnalm) nonché delegata regionale del Wwf per l’Abruzzo e Luca Tomei, veterinario e membro dell’associazione “Salviamo l’Orso”. A fare gli onori di casa il sindaco Riccardo Frattaroli, che ha diretto i lavori. Nel suo intervento, Frattaroli ha rimarcato la necessità di rafforzare i rapporti con il Parco e le altre istituzioni per cogliere nuove e maggiori opportunità di sviluppo per il territorio del versante laziale, anche attraverso l’istituzione da parte della Regione Lazio di un’idonea “area contigua” al Pnalm. Numeroso il pubblico presente, tra questi allevatori, pastori, titolari di attività produttive e cacciatori. Nel corso dell’incontro sono stati chiariti i pochi vincoli imposti dall’area contigua e i vantaggi per le attività legate ai rimborsi dei danni arrecati dalla fauna del Parco al bestiame e al ritornoin terminidiimmagine peruna maggiore valorizzazione dei prodotti tipici locali come del valore degli immobili. Insomma, da Frattaroli un chiaro segnale alla Regione Lazio di procedere in maniera spedita con gli atti normativi necessari all’istituzione dell’area contigua, convinto che questa possa essere foriera di valorizzazione e sviluppo di territori fino a oggi poco appetibili sotto tale profilo. Il sindaco di Setteffrati si augura che l’apertura verso l’area contigua sia condivisa dagli altri suoi colleghi della Valle di Comino, tra i quali, sul fronte opposto si colloca il sindaco di Picinisco (qualche settimana fa lo ha ribadito con una delibera consiliare). «L’in – contro è servito afare chiarezza su verità e bugie», sentenzia Frattaroli che ricorda come l’area contigua abbia diviso i cacciatori: «Settefratinon haun’azienda faunistica comunale ma privata, mentre in altri paesi è comunale e questo vuol dire che a Settefrati, o si fa o nonsifa l’area contigua, non entra alcun centesimo».
Carnello, un ponte e tanti guai
Il ponte di Carnello ha bisogno di una sistemata. Sono anni che i residenti fanno appelli alle amministrazioni comunali, ma pare che non ci sia peggior sordo di chi non voglia sentire. La frazione di Carnello è divisa fra tre comuni: Sora, Arpino e Isola del Liri. Sul ponte il traffico è continuo, vi transitano anche molti mezzi pesanti e i pullman del Cotral. E quando passa l’autobus, inevitabilmente si crea una coda di autovetture perché la carreggiata e stretta e lo spazio è quello che è. Complice anche la sosta selvaggia. Nei pressi del ponte la vegetazione è cresciuta a dismisura e invade anche i marciapiedi. Chi e quando la taglierà? Non solo. È necessario prevedere dei lavori sul ponte e nell’area adiacente perché i cittadini sono in attesa di un intervento per garantire sicurezza, oltre che agli automobilisti, anche ai pedoni. Lo stato di abbandono in cui versa il ponte è evidente e la manutenzione da queste parti non si vede. Il rivestimento in travertino delle colonne si è staccato e anche la pavimentazione andrebbe rifatta. Nelle scorse settimane, ad aumentare il disagio, i lavori che hanno interessato la rete idrica e che hanno ridotto la carreggiata generando nei pressi della piazza un ulteriore ingorgo. Una situazione che non piace affatto ai residenti che invocano un intervento risolutivo. «È pericoloso per noi passare sul ponte – dice un uomo – Le mattonelle sono saltate, nessuno le ha risistemate e nemmeno tolte: bisogna fare molta attenzione perché c’è il rischio di inciampare e cadere. Chiediamo alle amministrazioni di Sora, Isola e Arpino di intervenire anche perché il ponte è un’infrastruttura pubblica, serve a tutti. Speriamo in un progetto che unisca i comuni e le persone, che non pensi solo ai confini tracciati sulla carta, ma al benessere e alla sicurezza di tutta la comunità».