Vita dura per le imprese
ALESSIO BROCCO
L’osservatorio permanente della Cna, confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, analizza 141 Comuni e stila la classifica di quelli più e meno virtuosi in relazione ai giorni che servono agli imprenditori per pagare le imposte e le tasse durante l’anno solare. Nel capoluogo Il rapporto 2019 “Comune che vai fisco che trovi” piazza Frosinone al novantottesimo posto. Ovvero, nella zona destra della graduatoria con lo stesso score di Milano, Cesena, Venezia, Falconara, Siracusa, Pesaro e Parma. Nel capoluogo della Ciociaria si lavora per 223 giorni per pagare le imposte e le tasse e, di conseguenza, i giorni di lavoro per la famiglia sono 142. Questo vuol dire che il tax free day, la data dell’anno fino alla quale il reddito generato dall’impresa è usato per il pagamento delle imposte e dei contributi, ovvero il giorno in cui lo stesso reddito può essere usato dall’i m p r e n d itore per soddisfare i bisogni propri e della propria famiglia, è stato (quest’anno) il 10 agosto. Dall’indagine della Cna, inoltre, emerge anche il fatto che il total tax rate (la pressione fiscale totale sulle imprese) a Frosinone è pari al 61% con una variazione rispetto al 2011 dell’1,2%. Frosinone sopra la media dei comuni analizzati dalla confederazione dell’artigianato e della piccola e media impresa. Il valore medio del total tax rate 2019 è del 59,7%, mentre i giorni di lavoro per imposte e tasse è pari a 218 (giorni di lavoro per la famiglia, quindi, 147). Questo vuol dire che il tax free day è stato registrato, nella media, in data 5 agosto 2019. Per Frosinone l’osservatorio sul tax free day porta l’esempio dei dati contabili e strutturali dell’impresa “laboratorio artigiano 350 metri quadri + negozio 175 metri quadri”. L’e s e mpio registra ricavi per 431.000 euro. Di questi 165.000 euro per costo del personale (quattro operai e un impiegato), 160.000 euro per il costo del venduto e 56.000 euro sotto la voce degli altri costi e ammortamenti. Il reddito d’impresa si attesta, così, sulla cifra di 50.000 euro. La panoramica Dalla sintesi della Cna disegnano il quadro generale. Ed evidenziano che «Bolzano diventa nel 2019 il comune capoluogo più virtuoso d’Italia con un total tax rate pari al 53% e una riduzione dell’aliquota fiscale media dello 0,8%. A seguire nella composizione della top ten, nell’ordine, ci sono Gorizia con il 53,1% (-0,7%), Udine con il 53,7% (-0,8%), Trento con il 54,1% (-0,9%), Belluno e Cuneo con il 54,5% (per entrambe -0,5%), Sondrio con il 54,8%, Trieste con il 54,9%, Carbonia con il 55% e Pordenone con il 55,3%». Il tax free day a Bolzano è stato festeggiato l’11 luglio. Nello stesso mese estivo anche le città citate in precedenza. Mentre Reggio Calabria rimane il capoluogo un total tax rate più elevato. Ovvero pari al 69,8%. Ma, spiegano da Cna, «va anche rilevata una riduzione del 3,6% sul 2018. Segue Bologna con il 68,7% (-3,5%) e Roma con il 67% (-2,5%)». A completare la decina di coda nel trattamento delle piccole imprese ci sono «Napoli con il 66,7% (-1,5%), Firenze con il 66,5% (-3%), Bari con il 65,8% (-2,7%), Catania con il 65,4% (-3,6%), Grosseto con il 65,3% (-2,9%), Salerno con il 65% (-2,3%) e Foggia con il 64,7% (-2,1%)». Per dare un’idea della divisione in Italia dall’osservatorio della Cna spiegano che «Reggio Calabria ha festeggiato il tax free day solo pochi giorni fa, mercoledì 11 settembre». Mentre Bolzano, come detto in precedenza, lo ha fatto due mesi prima
Ex Banca d’It a l i a La trattativa è ancora ferma
Il Comune di Frosinone è ancora interessato ad acquistare il palazzo ex Banca d’Italia da destinare a sede di rappresentanza dell’ente? A chiederselo sono i vertici dell’istituto di via Nazionale che, nei giorni scorsi, dopo una prima comunicazione inviata verso la fine di agosto, sono tornati a sollecitare il Comune di Frosinone a chiudere la trattativa, che è praticamente arrivata al punto finale, dal momento che le parti sono d’accordo su tutto. Che cos’è che impedisce allora di firmare il contratto? Manca il nulla osta da parte della Corte dei Conti alla chiusura dell’operazione. Gli ultimi step, infatti, prevedono che il Comune depositi una manifestazione di interesse che deve essere sottoposta all’esame degli organi deliberanti di Banca d’Italia per la necessaria approvazione, prima del perfezionamento del sinallagma contrattuale. Preliminarmente a questi adempimenti, però, il Comune deve ottenere il via libera della Corte dei Conti. Dopo l’approvazione degli equilibri di bilancio, l’assessore alle finanze Riccardo Mastrangeli e il dirigente di settore, Vincenzo Giannotti, devono recarsi a Roma, o inviare una relazione, per illustrare il piano economico-finanziario dell’operazione alla luce dei numeri delle casse dell’ente. Un passaggio necessario e importante, considerato che il Comune di Frosinone è sotto piano di rientro e ha margini di manovra molto ridotti, ma l’acquisto di palazzo Munari (del costo di 1.650.000 euro) per l’ente di piazza VI dicembre presenta degli indubbi vantaggi: da un lato la realizzazione di una sorta di plusvalenza di carattere immobiliare con l’acquisto di un immobile storico e di pregio dell’estensione di oltre 3.000 mq di superfici coperte, in pieno centro storico, a un prezzo inferiore ai due milioni di euro e il conseguente risparmio di decine di migliaia di euro, che ogni anno, vengono spese per la manutenzione degli uffici di rappresentanza, dell’ex Mtc e di parte di palazzo Evangelisti in piazza VI dicembre che risultano decadenti e inadatti agli scopi ai quali sono destinati. Secondo lo schema di accordo sulla base del rent to buy raggiunto dall’assessore al patrimonio Pasquale Cirillo con la Banca d’Italia, il Comune di Frosinone avrebbe la concessione del godimento del bene per due lustri, con l’opzione di acquisto da esercitarsi entro un termine, che deve essere ancora fissato, antecedente alla scadenza del periodo di concessione del godimento e che comunque deve cadere almeno entro 365 giorni prima della scadenza del contratto. In caso di opzione di acquisto viene trattenuta definitivamente la quota dei canoni che le parti hanno convenuto di imputare ad acconto prezzo, mentre la differenza, rispetto al prezzo complessivo, deve essere saldata alla stipula del contratto di compravendita. Nel caso in cui il Comune non esercitasse l’opzione di acquisto al decimo anno, secondo quanto previsto dal rent to buy, la Banca d’Italia tratterrebEx Banca d’It a l i a La trattativa è ancora ferma Il futuro Da Roma un altro sollecito al Comune a portare a compimento gli accordi già raggiunti be comunque 1.176.111 euro pari ai canoni di godimento più il 70% delle quote versate in acconto. Perché si è scelto di utilizzare la formula del rent to buy? Come è noto il Comune di Frosinone è sottoposto a procedura di riequilibrio finanziario per rientrare da un debito mostruoso di oltre 50 milioni di euro che l’am ministrazione Ottaviani ha ereditato da quelle che l’hanno preceduta e questa condizione comporta l’impossibilità di accendere mutui per gli acquisti di immobili, oltre a tutte le limitazioni che sono previste in materia dalla legislazione vigente. Il Comune acquisterebbe, quindi, il palazzo per una cifra inferiore ai due milioni da pagare con la corresponsione di un canone annuo da quantificare nel dettaglio per dieci anni. Come finanziare l’acquisto? Certamente, considerate anche le attuali difficoltà con i vari tagli ai trasferimenti dagli altri enti, non toccando le voci di bilancio già consolidate dei vari settori, ma attingendo agli oneri di urbanizzazione e ai proventi che deriveranno dal piano di dismissione immobiliare, dal momento che alcuni privati hanno mostrato interesse concreto per alcuni immobili messi in vendita dal Comune. Costruito a partire dal 1854 sul sito dell’antica chiesa di Santa Lucia, fino alla chiusura, avvenuta il 10 ottobre 2008, ha ospitato gli uffici della Banca d’Italia e, fino alla seconda guerra mondiale, la caserma dei reali carabinieri. In precedenza era stato anche sede dei gendarmi pontifici. Il basamento è quello originario, mentre i piani sopraelevati sono stati ricostruiti dopo il secondo conflitto bellico mondiale, essendo stato il palazzo pesantemente danneggiato dai bombardamenti come la quasi totalità degli immobili di Frosinone. Prima che diventasse sede della Banca d’Italia ha ospitato ancora per qualche periodo gli uffici del comando provinciale dei carabinieri. L’area su cui sorgeva venne ceduta dall’amministrazione provinciale alla Banca. I lavori di costruzione iniziarono nel novembre del 1948 e terminarono nel marzo del 1950. Gli uffici vennero trasferiti nei nuovi locali nel mese di aprile del 1950. Nelle intenzioni dell’amministrazione Ottaviani a palazzo Munari (ex Banca d’Italia) potrebbero trovare posto, compatibilmente con la grandezza degli spazi e degli ambienti, gli uffici di rappresentanza del sindaco, degli assessorati, quelli dei gruppi consiliari, l’aula consiliare (che verrebbe allocata al piano terra), l’archivio storico comunale e quello generale dell’ente e gli uffici di alcuni settori. Il palazzo ex Banca d’Italia è stato inserito, poi,tra quelli storici da recuperare, nel piano di gestione “Frosinone Alta” portato avanti dall’assessorato al centro storico per il quale ha la delega Rossella Testa. Se il passaggio alla Corte dei Conti dovesse essere positivo, a fine settembre, l’assessore al patrimonio Pasquale Cirillo sarà a Roma per chiudere definitivamente la trattativa.
Scalo, i lavori a primavera
A dicembre le prime gare di appalto. A primavera l’inizio dei lavori per la riqualificazione della stazione ferroviaria da parte di Rfi e del quartiere da parte del Comune di Frosinone. È questa la road map stabilita che dovrà portare a una rivoluzione urbanistica che proietterà il capoluogo tra le più moderne città italiane. Dopo la firma del protocollo d’intesa tra Comune e Rfi avvenuta a giugno scorso, l’ente di piazza VI dicembre si è immediatamente attivato tanto che subito sono partite le procedure (l’iter si concluderà nel mese di ottobre) per la realizzazione di un parcheggio da 300 posti, nella zona ex Frasca, che sarà a servizio dei pendolari. Nell’arco di trentasei mesi sono previste diverse opere di rigenerazione (alcune a carico del Comune, altre a carico di Rfi per un totale stimato di circa 25.000.000 euro di cui circa 15.000.000 euro Rfi) che cambieranno il volto della zona di piazzale Kambo e della stazione ferroviaria. Dalla realizzazione di un nuovo sovrappasso che permetterà di avere un altro punto di accesso e che collegherà la zona nord con quella sud della stazione alla realizzazione di una nuova area di sosta fino alla riqualificazione e pedonalizzazione del piazzale Kambo con nuove funzioniper gliedifici storicipresenti. Come quelli denominati ex Stefer che nell’idea, dopo essere rientrati in possesso del Comune, diventeranno un polo in cui sarà anche possibile valorizzare i prodotti enogastronomici. Nel progetto di rigenerazione urbana, tra le opere previste, anche una nuova area di sosta breve per taxi, stalli per biciclette e colonnine per ricaricare auto elettriche. Il Comune ha avviato un’iniziativa di rigenerazione urbana che comprende lo scalo ferroviario e le aree limitrofe finanziata per un importo di circa 18.000.000 euro (una parte dei quali proprio per il progetto congiunto con Rfi) a valere sulle risorse del bando delle periferie. In particolare tra gli interventi ammessi è incluso quello di riqualificazione e pedonalizzazione di piazzale Kambo e il riuso dell’area denominata ex Frasca, posta oltre il fascio binari, destinata a diventare un parcheggio di interscambio, per garantire una più idonea alternativa di accesso ai servizi ferroviari dal settore sud-est della città. Il progetto messo in campo dall’amministrazione Ottaviani prevede il raggiungimento di alcuni importanti obiettivi per il quartiere Scalo: la riqualificazione delle aree esterne della stazione, allo scopo di eliminare degrado ed insicurezza percepita dagli utenti e dai residenti; la restituzione di unità al piazzale antistante la stazione, tramite una ridistribuzione logica degli spazi, la riqualificazione delle aree verdi e l’estensione delle aree pedonali; la riconnessione della città alla stazione, migliorando il livello di connettività dell’offerta multimodale e del sistema complessivo di accessibilità alla stazione; la ricucitura delle due parti di città attualmente tagliate dal fascio di binari, per garantire a tutti i potenziali utenti e, più in generale, ai residenti e ai cittadini un più rapido e sicuro accesso alla stazione, tramite la realizzazione di un sovrappasso pedonale in prossimità della stazione. La rivoluzione coinvolgerà le superfici comprese tra piazzale Kambo, la stazione ferroviaria e l’areaEni, exIacorossi, conl’individuazione di una superficie di circa 10.000 metri quadrati, dove sorgerà una piazza sul modello rinascimentale, unitamente a circa 5.000 metri cubi di portici commerciali ad un solo piano. L’obiettivo guida è rispondere a diversi tipi di necessità: rigenerare la piazza e gli edifici insistenti in essa che oggi vertono in forte stato di degrado, riequilibrare l’offerta di servizi pubblici (parNell’arco di 36 mesi sono previste diverse opere di rigenerazione che cambieranno il volto della zona Kambo e della s ta z i o n e ferroviar ia cheggi, verde attrezzato, verde pubblico, etc.), incrementare e migliorare la mobilità e le connessioni infrastrutturali (stradali, pedonali, ciclabili, etc.), incrementare l’offerta di servizi commerciali, migliorare gli aspetti ambientali e l’efficienza energetica dell’intero quartiere Scalo (emissioni CO2, mobilità elettrica, controllo acustico, etc.), e più in generale il miglioramento della qualità urbanistica, edilizia ed energetica al fine di recuperare e riqualificare il quartiere e offrire alla comunità cittadina un rinnovato servizio pubblico. Lo spazio davanti alla stazione ferroviaria sarà rifatto ex novo con la completa liberazione dalle automobili e la realizzazione di percorsi pedonali con un ampio giardino e alberature varie che contribuiranno a dare un aspetto più decoroso all’intera zona agli occhi di chi scende dal treno ed entra a Frosinone
Aquinum, è solo l’inizio Boom di visitatori
La testa dell’imperatore Ottaviano Augustoe unteatro romano tra i più grandi del Lazio meridionale: c’è ancora tanto da scavare e scoprire ad Aquinum. Con questa certezza si è chiusa l’undicesima campagna di scavi della colonia romana diCastrocielo. L’open day autunnale ha visto la partecipazione di centinaia di cittadini che hanno potuto scoprirela storia romana accompagnati non solo da guide esperte ma anche dai ragazzi, come quelli del liceo Classico di Frosinone che, svestiti i panni da studente, hanno indossato quelli da Cicerone facendo da guida tra i mosaici e i basolati. «Gli open day sono sempre ricchi, con tante persone che ci vengono a trovare per vedere le scoperte che portiamo avanti constudenti cheprovengono da tutta Europa – ha affermato Giuseppe Ceraudo, direttore scientifico degli scavi – Seppur la scoperta più importante è stato il ritrovamento di parte della testa dell’imperatore Augusto, gli ultimi giorni ci hanno riservato delle scoperte molto interessanti che riguardano il teatro romano di Aquinum. Già pensavamo fosse molto grande ma alla luce dei dati e dei risultati dello scavo risulta essere tra i teatri più grandi e importanti del Lazio meridionale». Un tuffo nel passato, a oltre 2.000 anni fa anche grazie anche agli eventi “Le nundinae di Aquinum”. Da 11 anni la colonia romana sta tornando alla luce in località San Pietro Vetere a Castrocielo, grazie all’impegno delComune, in collaborazione con l’Università del Salento econ la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Frosinone Latina Rieti. L’obiettivo è continuare su questa strada. «Si tratta di un disegno a lungo termine – ha commentato il sindaco Filippo Materiale – qui non puoi mai dire abbiamo finito. Cento ettari sono una superficie considerevole: i monumenti, le grandi arterie i decumani sono ancora sotto ai nostri piedi. C’è da scavare e mettere in sicurezza. A questo punto bisogna sperare di accedere anche ad altri fondi, non più solo comunali o regionali, ma anche nazionali ed europei».