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Occhiello: Il sondaggio – Il presidente del Lazio è il secondo per crescita di preferenze in Italia
Titolo: Zingaretti acquista consensi Governance Poll lo premia
di JACOPO PERUZZO
I risultati si vedono sempre alla fine della corsa, ma anche quelli raggiunti durante il viaggio hanno il loro peso. Così, a poco più di un anno dall’insediamento del governo Zingaretti bis e dopo la grande festa al WeGil, in cui il presidente e la Giunta hanno elencato tutti gli obiettivi completati in 12 mesi, ecco che il neo segretario del Pd porta a casa un altro importante risultato. Zingaretti, infatti, è diventato più popolare rispetto alla scorsa legislatura. A dirlo è Il Sole 24 Ore, che nella recente indagine sulla governance pool, sottolinea l’impennata dell’indice di gradimento nei confronti di Zingaretti. Partito con un governo di minoranza, che secondo le opposizioni sarebbe durato meno di un anno, oggi il presidente raccoglie il 38,8% delle preferenze, oltre tre punti percentuali in più dell’indagine dello scorso anno. Nonostante ciò, il governatore non è sullo scalino più alto della classifica – in cui spicca Luca Zaia, seguito da Massimiliano Fedriga e Attilio Fontana. Zingaretti è in posizione numero 9 su 15 – ma è il secondo per aumento di indice di gradimento, nonché l’unico dei tre in positivo. In questo caso, al primo posto c’è sempre Zaia, con il + 11,9%, poi Zingaretti con il + 5,9% ed infine Giovanni Toti con + 4,8%. Impor t ante anche l’effetto popolarità delle primarie del Partito Democratico Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti Il presidente della Regione Lazio – come ha spiegato da Il Sole 24 Ore – è stato favorito anche dall’effetto popolarità delle primarie, al termine delle quali è diventato segretario del Pd. C’è però da fare una precisazione in merito a questa indagine, e a farla è lo stesso quotidiano che l’ha elaborata: lo studio viene eseguito su un campione di intervistati, ai quali viene chiesto se voterebbero nuovamente l’attuale presidente, in una situazione di paradossale assenza di altri candidati in corsa. Il giudizio finale, dunque, è un mix di politica, valutazione dei risultati raggiunti e sicuramente anche del carisma del governatore in questione. Il risultato del presidente del Lazio – seppur nono in classifica – è uno dei migliori. È l’unico esponente di un partito, i Democrat, che fino a questo momento ha perso terreno nei sondaggi. Con lui alla guida, invece, sembra riacquistarli. Insomma, una vittoria doppia.
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Titolo: Consiglio regionale
Buschini corre per la presidenza
Politica Oggi alle 14 si vota per lo scranno più alto di via della Pisana L’operazione coinvolge l’effetto domino con Smeriglio e Leodori
Di Corrado Trento
L’ora della verità scocca alle 14 di oggi, quando il consiglio regionale si riunisce con all’ordine del giorno l’elezione del presidente. In pole position c’è Mauro Buschini, capogruppo del Partito Democratico e già assessore della giunta Zingaretti nella scorsa legislatura. Si tratta di un’operazione politica che chiama in causa i tre fedelissimi del presidente della Regione Lazio e neo segretario dei Dem. E precisamente: l’ex vicepresidente Massimiliano Smeriglio, candidato alle europee, Daniele Leodori, da numero uno del consiglio regionale a vicepresidente della giunta, e Mauro Buschini, designato alla guida dell’aula. Ma per lui occorre il via libera del Consiglio. Nelle prime due votazioni occorrerà una maggioranza qualificata di 34 consensi su 51, dalla terza ne basteranno 26. E se è vero che un anno fa le urne, insieme alla vittoria di Nicola Zingaretti, hanno decretato il fenomeno politico dell’anatra zoppa (24 consiglieri di maggioranza, 26 delle opposizioni, tra centrodestra e Cinque Stelle), è altrettanto indiscutibile che di acqua sotto i ponti ne è passata moltissima. Indipendentemente dal patto d’aula siglato grazie alla forte mediazione proprio di Buschini e Leodori. Fra le altre cose appare complicato pensare che possano esserci sorprese in un’operazione politica che rappresenta una prova fondamentale per il nuovo segretario del Partito Democratico. Nel centrodestra però c’è chi vorrebbe provare a ufficializzare una candidatura per contarsi e magari sperare nel ribaltone. Il regolamento prevede che in apertura di seduta si presentino le candidature e che poi si voti a scrutinio segreto. Pasquale Ciacciarelli (Forza Italia) appare intenzionato a provarci, ma bisognerà vedere anche quali saranno le scelte dell’intera coalizione. In particolar modo dei capigruppo. All’interno della coalizione di centrodestra in diversi sono orientati alla non partecipazione al voto. Poi naturalmente ci sarà da valutare la posizione del Movimento Cinque Stelle, che avrà un proprio candidato. Per quanto riguarda il centrosinistra e il Partito Democratico (del quale Buschini è capogruppo), molto complicato pensare che possano esserci delle defezioni. Per l’i mportanza politica della posta in palio, considerando il ruolo di Zingaretti. Alla mente torna anche il precedente dello scorso dicembre, quando le opposizioni presentarono una mozione di sfiducia nei confronti del presidente Zingaretti, che però venne respinta con 26 no e 22 sì. In aula erano presenti in 48. Per quanto concerne la carica di presidente del consiglio regionale, inutile sottolinearne il prestigio e l’a u t o r e v o l e zza. L’ultimo esponente della provincia di Frosinone ad avere avuto questo incarico è stato Mario Abbruzzese, durante la presidenza di Renata Polverini. Un ruolo che ha una forte valenza istituzionale oltre che strategica. Per sei anni Daniele Leodori lo ha interpretato al meglio. Mauro Buschini non si sbilancia, anche per scaramanzia. Ma è chiaro che l’a p p u n t amento odierno rappresenta una tappa importante per lui. Perché significherebbe aver ricoperto in sei anni da consigliere regionale quattro incarichi molto diversi ma tutti delicati: presidente della commissione bilancio, assessore all’ambiente, ai rifiuti e ai rapporti con il Consiglio, capogruppo del Pd e presidente dell’aula. Oltre alla sottolineatura di far parte dei fedelissimi di Zingaretti, insieme ad esponenti del calibro di Massimiliano Smeriglio e Daniele Leodori. Naturalmente dietro le quinte si susseguono incontri e si disegnano strategie: la partita è aperta, ma alla fine conteranno soltanto i numeri. Dalla terza votazione ne serviranno 26. Nel segreto dell’urna.
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Titolo: Lega – Maria Veronica Rossi candidata alle europee
Maria Veronica Rossi candidata alle europee nella lista del Carroccio. Nella circoscrizione Centro, che comprende Lazio, Toscana, Umbria e Marche. Coordinatrice provinciale della Lega Giovani, Maria Veronica Rossi, di Ferentino, non nasconde la soddisfazione. Rileva: «Sono orgogliosa ed emozionata. Voglio ringraziare i vertici del partito, che ha dimostrato con i fatti di puntare sui giovani e su un gioco di squadra che resta l’arma più importante per chi intende fare politica sul territorio. Non ho mai nascosto l’ammirazione che nutro nei confronti di un leader come Matteo Salvini. Le europee hanno una dimensione enorme, non soltanto con riferimento alla circoscrizione. È sotto gli occhi di tutti che la provincia di Frosinone abbia tanti problemi da risolvere, da quelli economici a tutto il resto. Penso che l’unica strada sia quella di dare fiducia alla Lega, che al governo nazionale sta dimostrando come gli impegni presi si tramutano in fatti concreti. Anche un maggior peso nelle dinamiche europee diventa fondamentale. La sottoscritta vuole dare un contributo».
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Titolo: Scuola, allarme per quota 100
Sommario: Le uscite con il provvedimento per accedere in maniera anticipata alla pensione potrebbero acuire i problemi Le domande presentate nel settore sono oltre 150. Circa 350 le richieste complessive tra docenti e personale Ata. Rischio caos
Quota 100 è il provvedimento inserito nel capitolo di previdenza del cosiddetto “decretone” varato dal governo a gennaio. Nella sostanza si tratta della possibilità di richiedere la pensione in maniera anticipata attraverso una nuova strada delimitata dal “paletto” di 62 anni di età e 38 di anzianità contributiva (come requisito principale). A livello nazionale, a fine marzo, erano state presentate oltre 100.000 domande. E oltre 1.100 in provincia di Frosinone. Se da una parte il provvedimento dà un’ulteriore opzione per l’uscita anticipata dal lavoro, dall’altra, se non governata con massima attenzione, potrebbe causare problematiche di ricambio, conseguenti alla mancanza di turnover. La questione assume connotazioni di rilievo anche quando si parla del comparto scolastico. Più volte, organizzazioni sindacali e associazioni del settore, ma non soltanto, hanno acceso i riflettori sulle difficoltà riscontrate dal punto di vista numerico: tra personale docente e Ata (il personale amministrativo, tecnico e ausiliario). Così a livello nazionale, come in Ciociaria. E Quota 100 potrebbe acuire questa situazione. Dalla provincia di Frosinone sono state inoltrate circa 170 richieste. E a queste va aggiunto il personale che accederà alla pensione con i requisiti riconducibili alla legge Fornero. Complessivamente si tratta di uscite per circa 350 unità. «L’esodo di personale della scuola dovrebbe spingere il Governo a prendere in carico seriamente un massiccio piano di assunzione per combattere la piaga del precariato che, da anni, è uno dei mali principali della scuola italiana – afferma Carlo Ferrazzoli, segretario Cisl Scuola Frosinone – Quota 100 ha riguardato, ovviamente, anche il mondo della scuola: al 28 febbraio sono state 16.800 le domande di cessazione presentate dal personale educativo, docente e Ata sull’intero territorio nazionale. Le ragioni che hanno portato così tanti lavoratori a usufruire di questa possibilità meritano una riflessione: più della metà degli intervistati, in un rilevamento effettuato dalla Cisl Scuola, infatti, ha denunciato o un’esplicita condizione di stanchezza (22,6%) o comunque la convinzione di avere già lavorato abbastanza (29,5%). In più, se ci Tra carenze e precari i sindacati auspic ano un importante piano di assunzioni soffermiamo sulle ragioni che, a loro avviso, sarebbero un valido incentivo a restare in servizio, il 70% insiste sulla necessità di incrementi stipendiali e sul riconoscimento di un maggior prestigio sociale. Il precariato, d’altro canto, resta una piaga e gli effetti ricadono sia sullo stesso docente precario che sulla qualità generale della scuola. Difatti, più il lavoro è precario e meno lo si riesce a gestire. Sarebbe auspicabile – conclude Ferrazzoli – da parte del Governo una presa in carico della questione e di una procedura riservata per l’assunzione nei confronti di chi lavora da almeno trentasei mesi». La situazione, al netto di una “scopertura” che già esiste nel territorio, presenta attualmente un punto interrogativo in vista del prossimo anno scolastico. L’incognita è quella del rimpiazzamento con il rischio, per quanto riguarda le cattedre, di supplenze. E di aumento del precariato. La maggioranza delle richieste effettuate per andare in pensione arriva, infatti, dal corpo docente. Così come conferma Bianca Teresa Scialò, segretaria della Flc Cgil Frosinone Latina. Massima attenzione da parte della sindacalista per un tema di stretta attualità. Auspica benefici che, al momento, Quota 100 non ha ancora portato. E sottolinea i numeri alti relativamente al precariato. Sul tema interviene anche Mario Luigi Luciani, presidente dell’associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola. «Quota 100 – sottolinea – rappresenta un’occasione per quel che concerne il ricambio generazionale, ma d’altro canto deve essere gestita nel migliore dei modi affinché non si creino dei problemi. Non diamo un giudizio nel merito del provvedimento, ma auspichiamo che vengano effettuati gli interventi necessari per scongiurare un’ulteriore carenza di personale»
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Titolo: Ampliamento della discarica Il Tar rinvia tutto al 21 maggio
di RAFFAELE CALCABRINA
Niente di fatto per la discarica di Roccasecca. Fino al 21 maggio resta tutto fermo c osì. La tanto attesa udienza per la trattazione della sospensiva all’ok dato dal consiglio dei ministri alla sopraelevazione di dieci metri, per quattordici mesi, del sito di Roccasecca subisce un rinvio al 21 maggio. Questo per i “motivi aggiunti”. Il Comune di Roccasecca, che ha proposto ricorso, ha chiesto tempo per valutare il provvedimento monocratico, adottato in riesame, dal presidente della sezione prima quater del Tar di Roma che ha revocato la precedente sospensiva accordata al provvedimento autorizzativo dell’ampliamento. Una possibile crisi del ciclo dei rifiuti è scongiurata almeno fino al 21 maggio. Fino a quella data la raccolta dei rifiuti in provincia di Frosinone potrà continuare regolarmente, come auspicato da Regione e Saf. Alla vigilia della decisione del riesame, la Regione aveva scritto evidenziando i rischi del possibile stop all’ampliamento della discarica di Roccasecca. Ciò in relazione al fatto che l’eventuale utilizzo del sito di Colleferro non sarebbe sufficiente ad assicurare la continuità del funzionamento del servizio, rendendosi necessario reperire un’altra discarica fuori territorio, con conseguenti costi maggiorati per i comuni che fanno parte della Saf. Il contenzioso nasce a seguito del mancato accordo, in sede di conferenza dei servizi, del progetto di ampliamento della discarica di Roccasecca. A quel punto, come prevede la procedura, la parola finale è spettata al consiglio dei ministri che ha deciso per l’ampliamento della discarica fino a un massimo di dieci metri di altezza, per i lotti 3 e 4 del bacino 4. Davanti al Tar a rappresentare le ragioni della Regione Lazio c’è l’avvocato Rodolfo Murra, per la Mad Marco Pizzutelli e per il Comune di Roccasecca Massimo Di Sotto.
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Titolo: Parte la corsa, Lega in subbuglio
Sommario: Valente e Ciamarra pronti ad andare con Petrarcone. Palombo e Di Muccio non si candidano e i giovani sono perplessi
L’ex consigliere Monticchio spara a salve, nel direttivo solo Marsella difende le scelte compiute. Scarso entusiasmo tra le civiche
di ALBERTO SIMONE
I contraccolpi nella Lega arrivano a meno di 24 ore di distanza. La designazione di Paola Carnevale – che in conferenza stampa si è dichiarata essere da sempre della Lega, m i militanti sono scettici – trasforma la maretta in tempesta. Il coordinatore provinciale Carmelo Palombo si dedica agli affari di famiglia ed è ormai scomparso dai radar. Ha preso le distanze anche il coordinatore cittadino Ernesto Di Muccio: «Io ho una dignità e una coerenza», dice. Nessuno dei due sarà in lista con la Lega. Anche i giovani sono perplessi e difficilmente metteranno in campo una candidatura nella Lega. I ragazzi lamentano il fatto che si tratta di un candidato che non si è mai visto nelle fila della Lega, una candidatura improvvisata calata dall’alto che non ha i consensi della base leghista. E in effetti sono molti i militanti salviniani che per il mezzo del web hanno bacchettato i vertici leghisti di Cassino per come hanno combinato il partito e per la scelta compiuta in merito alla candidatura. Altri esponenti di primo peso del partito come gli imprenditori Lello Valente e Marco Ciamarra sarebbero già con un piede nella coalizione di Peppino Petrarcone con tanti saluti alla Gerardi e alla Carnevale. All’interno del direttivo, l’unico che crede ancora nella scelta compiuta è Robertino Marsella, primo firmatario della mozione di sfiducia a D’Alessandro ed ora impegnato insieme a D’Alessandro a costruire le liste a sostegno di Paola Carnevale. Con il buon ex sindaco che, giustamente, se la ride sotto i baffi. A sparare a salve è l’atro ex consigliere comunale della Lega, Claudio Monticchio, che dice: «Ora i vertici nazionali decidano chi è dentro e chi è fuori dalla Lega di Cassino. Troppe le figuracce politiche collezionate da alcuni>. E Monticchio non ha torto: la nuova Lega che sta nascendo, nulla ha a che vedere con quella finora conosciuta. Presa e spazzata via. Ma anche tra le civiche c’è scarso entusiasmo. Circolava addirittura l’ipotesi che Di Mambro potesse candidarsi a sindaco, ma lui smentisce. Quel che è certo è che Leone non sta lavorando pancia a terra per sostenere la Carnevale. Manca l’entusiasmo.
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Titolo: L’annuncio Passo indietro del professore dopo vent’anni d’amministrazione Il vicesindaco dice basta Finisce l’era dei Pantanella
Mentre s’infiamma la campagna elettorale tra le compagini pronte a darsi battaglia, esce di scena il professor Rocco Pantanella, l’attuale vicesindaco omonimo del primo cittadino, che ieri ha annunciato il suo passo indietro: non si candiderà. Proprio come il sindaco, giunto ormai al termine del suo terzo mandato. Va così in archivio il duo che ha amministrato il paese negli ultimi tre lustri, nelle vesti di sindaco e vice nell’ultima consiliatura, ma che sedeva in giunta già nel 1999 (entrambi allora come assessori). Una coppia collaudatissima, un ticket elettorale formidabile che ha sbarazzato gli avversari di turno per tre volte di fila. E che ora sgombra il campo, in attesa che il primo cittadino indichi il suo candidato alla fascia tricolore. «La decisione presa, già maturata nelle scorse settimane, è frutto della consapevolezza che nella vita c’è un tempo per ogni cosa – spiega il professor Rocco Pantanella – Ritengo chiusa la mia esperienza e la mia ventennale partecipazione attiva alla politica rocchigiana. Bisogna saper comprendere il momento giusto per farsi da parte favorendo il ricambio generazionale. Del resto sono convinto che la politica, pur essendo una passione, non è un mestiere e nemmeno un dono divino», argomenta il vicesindaco. Che ringrazia il sindaco «per avermi voluto al suo fianco per tutti questi anni e del quale ho apprezzato le sue notevoli capacità e competenze politiche e amministrative e il suo impegno assiduo e costante che per un quarto di secolo ha dedicato all’intera cittadinanza. A lui rinnovo la mia stima e tutto il mio personale sostegno politico. Un pensiero e un ricordo commosso e affettuoso lo rivolgo al compianto sindaco Francesco Belli che venti anni fa mi volle assessore nella sua amministrazione – aggiunge Pantanella – Ringrazio e saluto altresì i miei compagni di viaggio di ieri e di oggi: consiglieri, assessori, dipendenti comunali e personale tutto». E un’assicurazione ai rocchigiani: «resterò sempre vicino a voi perché sono uno di voi. Vi saluto e vi ringrazio tutti dal profondo del cuore». Si chiude un’epoca.
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Titolo: E adesso il “caso” è Gemmiti
Sora – Dopo l’uscita di Vinciguerra dalla maggioranza l’assessore alla cultura non ha più il consigliere di riferimento Il sindaco De Donatis gli conferma fiducia ma lo lascia in standby: «L’aspetto politico va ulteriormente analizzato»
di ENRICA CANALE PAROLA
Occhi puntati sull’assessore alle politiche culturali Sandro Gemmiti, espressione in giunta del consigliere Augusto Vinciguerra che è appena uscito dalla maggioranza sbattendo la porta dopo il “tradimento” delle elezioni provinciali. E ora è proprio Vinciguerra a chiederne la testa: «Dovrebbe riconsegnare le deleghe e dimettersi – dice il consigliere – Lui è stato eletto con il nostro gruppo che ha spesso “utilizzato”, con il quale ha poco dialogato come testimonia la riunione che abbiamo avuto la scorsa settimana, riunione dalla quale, non condividendo le nostre idee, è andato via. Gemmiti è un solista, come musicista e come politico. In questi anni ha lavorato, ma poteva fare di più e meglio. Ora che sono andato via io, lui dovrebbe lasciare il suo posto in giunta». Al cospetto delle “pugnalate” di Vinciguerra, l’assessore sceglie la linea del silenzio. Almeno per ora. Per lui parla il sindaco Roberto De Donatis, che ne tesse le lodi e non si sbilancia sul suo futuro. «La scelta di un assessore dipende dal rapporto fiduciario e da equilibri politici: distinguiamo i due aspetti – premette il sindaco – Da parte mia è rinnovata la piena fiducia nell’operato svolto dall’assessore Gemmiti nella consapevolezza che meglio di quanto ha fatto non si poteva fare. L’aspetto politico, con la fuoriuscita di Vinciguerra dalla maggioranza, va ulteriormente analizzato perché a quanto mi risulta erano due i gruppi che hanno formato le liste dell’allora candidatura a sindaco di Vinciguerra e uno di questi gruppi era ca ratterizzato dalla candidatura a primo cittadino, con la propria lista, dell’attuale assessore Sandro Gemmiti. Sono curioso di sapere a quale gruppo lui si riferisca, dopodiché avremo modo di analizzare e valutare tutte quelle che sono le posizioni politiche all’interno della maggioranza. Le altre posizioni sono solo strumentali – conclude De Donatis – e sono volte a creare profonde spaccature, come è stata la candidatura alle provinciali di Vinciguerra. Stiamo raggiugendo risultati importanti e ci vogliono a tutti i costi ostacolare: Vinciguerra fa parte di questa strategia». A bocciare il passaggio di Vinciguerra in minoranza anche la consigliera Floriana De Donatis. «Non è vero che senza il suo appoggio al ballottaggio non avremmo vinto: la politica non è matematica – afferma l’esponente di maggioranza – La candidatura per le provinciali va costruita per tempo e condivisa da tutta la maggioranza, chi si dissocia se ne assume tutte le responsabilità senza pretendere i voti dei colleghi consiglieri. Neanche le opposizioni l’hanno votato, quindi che senso ha accomunarsi a loro?». L’uscita dai banchi della maggioranza del medico ha scatenato reazioni anche fuori dal palazzo comunale. «Umanamente siamo vicini al dottor Vinciguerra, uomo onesto, professionista affermato e dal grande cuore, ma crediamo che per salvaguardare la sua persona è meglio che torni alle sue attività personali e lasci perdere chi gli tira la giacchetta e gli sussurra nelle orecchie, sono solo delatori e approfittatori della sua bontà», ha chiosato il segretario del Prc sorano Giuseppe Di Pede. «Bene ha fatto Vinciguerra a passare all’opposizione, doveva farlo prima – è il giudizio del coordinatore locale della Lega Antonio Vitale – Probabilmente le sue dimissioni avrebbero favorito il sindaco. Le dichiarazioni di De Donatis sono strumentali: quando ha parlato di “teatrino della politica” forse si guardava allo specchio».
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Titolo: L’assessore Fiorini smonta le accuse sul Palacongressi
Sommario: Il delegato ai lavori pubblici ricostruisce le fasi del cantiere E respinge al mittente le critiche avanzate dalla civica “Fiuggi Viva”
TONINO RICCI
Marco Fiorini da nove mesi assessore ai lavori pubblici del comune di Fiuggi, chiamato in causa dal gruppo di minoranza della “Fiuggi Viva”, nel merito dei ritardi nel completamento dei lavori del Palacongressi ha rimesso una circostanziata relazione sui fatti e respinge al mittente ogni addebito. «La nostra giunta – inizia così Fiorini – si è insediata nel giugno 2018, trovandosi immediatamente davanti ad una società, la “CLC di Livorno”, che l’appalto si era aggiudicato e che già nell’aprile precedente aveva avanzato istanza di concordato preventivoin continuitàaziendale presso il Tribunale di Livorno. A novembre del 2018 la “CLC”, ha rimesso allo stesso tribunale il piano di concordato preventivo. Il 27 dicembre successivo il tribunale di Livorno ha ammesso la “CLC” alla procedura richiesta. Ad inizio 2019 il tribunale ha accolto la proposta della “Società Ciab” di Bologna per l’acquisizione del ramo d’azienda della “CLC” contenente il “cantiere Fiuggi”». Dopo questa ricostruzione l’assessore prosegue. «In tutte queste fasi ho promosso nelle varie sedi tutta una serie d’incontri tesi a sbloccare cantiere, comunque nelle more della procedura concorsuale e delle restrittive norme che essa impone. Questo ha fatto anche sì che nel periodo che va da settembre a dicembre 2018, sono stati eseguiti una serie di lavori sugli impianti elettrici e lavori edili più in generale, compresa la messa in sicurezza del cantiere». «A gennaio – incalza Fiorini – i lavori hanno subito un nuovo rallentamento a causa delle vicende amministrative legatealla “CLC”. Nonostante tutto con una forte e costante pressione da parte nostra abbiamo imposto alla stessa una serie di obblighi sul cantiere, compresa la rimozione degli alberi caduti nel febbraio scorso per viadel forteventoche hadevastato Fiuggi». «Non c’è stato e non c’è un solo giorno in cui non mi sia occupato del Palacongressi, compresi i recenti incontri con la “Soc. Ciab” dalla quale abbiamo già preteso la immediata riapertura del cantiere. Adesso – chiude l’assessore ai lavori pubblici – provare a sostenere che i ritardi siano a me imputabili in regime di procedura di concordato preventivo, risulta oltre che strumentale anche poco serio. Senza mai dimenticare che nella primavera del 2018, sotto elezioni regionali, la giunta Zingaretti ha stornato circa 650 mila euro destinati al nostro Palacongressi in favore di “Lazio Ambiente”. Quindi oggi s’imputano a me responsabilità, nelle more di rigorose procedure giudiziarie, perché in nove mesi non ho potuto fare e non per colpa mia, quello che altrinon hanno saputofare in oltre 20 anni, compresi quanti oggi mi accusano per i ritardi?»