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Rompete le righe in Forza Italia Prove di scissione
CORRADO TRENTO
All’interno di Forza Italia il clima da “rompete le righe” si respira a diverse latitudini. Con forti venature anche del classico “si salvi chi può”. Ieri a Roma, intanto, i consiglieri regionali Palozzi, Aurigemma, Ciacciarelli e il vicecoordinatore nazionale degli enti locali Abbruzzese hanno presentato il progetto “Laboratorio Lazio per il cambiamento”. Si tratta di una proposta per provare ad invertire la linea del partito dall’in – terno. Formalmente. Sul piano sostanziale, però, le cose stanno diversamente.I quattro esponenti “azzurri” vanno nella direzione di Giovanni Toti. L’unico a dirlo esplicitamente, anche se con i taccuini dei giornalisti chiusi, è Adriano Palozzi. Il quale nel corso della conferenza stampa ha pure detto che Antonio Tajani ha ormai una dimensione europea. La traduzione dal politiche se è: sulla riorganizzazione di Forza Italia non tocca palla. Pasquale Ciacciarelli e Mario Abbruzzese hanno voluto sottolineare che «Tajani è un amico e lo abbiamo sostenuto sempre, anche alle ultime europee». Ma pure loro hanno dovuto convenire (con Palozzi) che <non è riuscito ad opporsi al cerchio magico berlusconiano». Inoltre Pasquale Ciacciarelli ha specificato che Forza Italia ha iniziato la fase congressuale proprio in provincia di Frosinone. Con l’elezione di Tommaso Ciccone coordinatore. Aggiungendo, anzi sillabando: «Non è che poi, due mesi dopo, si fanno nomine calate dall’alto che vanno in direzione opposta». Ogni riferimento al senatore Claudio Fazzone e alla nomina di Gianluca Quadrini vicecoordinatore regionale è stato puramente voluto. Per marcare una distanza da Fazzone. Perfino nell’ipotesi (complicata) di una convergenza di entrambe le aree nel percorso di Toti. In realtà i venti di scissione spirano forti. Il Fatto Quotidiano ha riportato ieri la notizia che la frase “L’Italia in crescita”(slogan del Governatore della Liguria) è stata depositata l’11 giugno scorso all’Ufficio italiano brevetti e marchi del ministero dello sviluppo economico. Un segnale preciso, forte e chiaro. Adesso diventano fondamentali le date. Il 25 giugno Forza Italia terrà il suo Consiglio nazionale: all’ordine del giorno congresso e primarie. Incandescenti le prossime ore: domani Giovanni Toti terrà una riunione per capire. Poi il 6 luglio al teatro Brancaccio nella Capitale, l’assemblea costituente di quello che comincia ad assumere i contorni di un nuovo partito. O di un partito nuovo? Silvio Berlusconi è stato lapidario: «Chi lascia FI non ha mai avuto successo». Antonio Tajani per adesso sceglie il silenzio, anche perché a luglio si giocherà la partita per la riconferma a presidente dell’eu – roparlamento. Ma in ogni caso non ha gradito (è un eufemismo) la presa di posizione di Abbruzzese e Ciacciarelli. Il parlamentare europeo Antonio Tajani, fedelissimo di Silvio Berlusconi e il Governatore della Liguria Giovanni Toti, che invece con il fondatore degli “azzurri” è ai ferri corti. E veniamo alla conferenza stampa di ieri. La parola d’ordine è sempre la stessa: cambiamento. Ma stavolta l’imperativo categorico è accompagnato da una “sanzione” qualora non venisse recepito. Sottintesa naturalmente, ma non per questo meno pressante: ci sono altre strade nel centrodestra. D’altronde i consiglieri regionali Pasquale Ciacciarelli, Antonello Aurigemma e Adriano Palozzi, unitamente al vicecoordinatore nazionale degli enti locali del partito, non hanno usato mezzi termini. Rilevando: «Con #Laboratoriolazioperilcambiamento vogliamo creare un luogo di incontro in cui dibattere e confrontarci con i nostri elettori, militanti ed eletti sul territorio». E la ricetta è semplice. Intanto le primarie per la scelta dei coordinatori a tutti i livelli, da quello locale al nazionale, «al fine di poter consentire la crescita di una nuova classe dirigente, basata sulla meritocrazia e sul lavoro». Quindi l’affondo: «Oggi non possiamo più consentire che un partito possa essere gestito da uno staff di segreteria, e non da strutture e persone che più volte hanno dimostrato la propria capacità. Vogliamo aprire le porte ai tanti cittadini e amministratori che sono stati costretti a candidarsi in liste civiche perché esclusi da un cerchio magico che ha ridotto il nostro movimento ad una sorta di club degli amici». Ancora: «Per questo motivo inizieremo una serie di incontri in tutte le province della nostra regione. Venerdì 21 giugno saremo a Frosinone, per ripartire dai territori e ridare una speranza ai nostri elettori. Non è pensabile che in tutti gli altri Movimenti si siano aperte discussioni e analisi del voto, mentre da noi si ha difficoltà anche a poter parlare con i rappresentanti a livello locale. Per questo #Laboratoriolazioperilcambiamento ha proprio l’obiettivo di ascoltare la base, convinti che il radicamento sul nostro territorio resta un principio fondamentale, su cui puntare per la rigenerazione della politica». Pasquale Ciacciarelli e Mario Abbruzzese hanno alzato ulteriormente il tiro: «Bisogna dare una spallata a questo sistema. Non si possono mortificare i territori a vantaggio di un cerchio magico che pensa solamente a salvaguardare le sue poltrone. Si sono chiusi nel loro fortino, lontano dalla gente. Ebbene questo fortino va distrutto! La parola d’ordine è: primarie subito. Questo partito deve essere scalabile, o si cambia o si muore. Non possiamo consentire che un partito del calibro di Forza Italia possa essere gestito da uno staff di segreteria». Nei mesi scorsi, in un’intervista a Ciociaria Oggi, il senatore e coordinatore regionale di Forza Italia Claudio Fazzone fu il primo ad utilizzare la frase “o si cambia o si muore”. E sempre Claudio Fazzone, all’indomani delle elezioni europee e comunali, ha sottolineato: «Forza Italia a mio parere deve avere una linea politica precisa. Serve una nuova direzione del partito, da scegliere attraverso elezioni. Ringraziamo Berlusconi per tutto quello che ci ha dato in questi 25 anni, ma ora dobbiamo riorganizzare il partito per i prossimi 25 anni e questo è possibile valorizzando la classe dirigente dei territori. Le candidature devono corrispondere almeno per il 70-80% al volere dei nostri elettori». Indipendentemente da chi sarà in prima fila alla convention di Toti, la sensazione è che i big locali stiano cercando di riposizionarsi. Ma è complicato. Anche perché sia Matteo Salvini che Giorgia Meloni non sembrano interessati a generali, colonnelli e capitani. Ma soltanto alle truppe. Cioè agli elettori.
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Astorre “ricuce” dopo i malumori E punta sull’unità
ALESSIO BROCCO
Tempo di bilanci in casa Pd. Tempo di ricucire il partito intorno alle affermazioni ottenute in occasione del voto nelle comunali. Tempo di parole chiave: come unità. Nel pluralismo, così come sottolinea Bruno Astorre, senatore e segretario regionale del Partito Democratico. Ma c’è spazio anche per qualche frecciatina interna e qualche stoccata fuori, indirizzo Lega. L’occasione è quella della conferenza, assieme al segretario provinciale e sindaco di Paliano Domenico Alfieri, sul voto delle amministrative 2019. La presenza del segretario regionale, oltreché per analizzare il voto, rientra nell’ambito della “ricucitura” perfino delle vittorie, in un’ottica unitaria. Questo rappresentato, in modo paradossale, dalle polemiche conseguenti il successo di Enzo Salera a Cassino. Il Pd, nei 39 centri della Ciociariachiamatialle urne,haottenuto un risultato importante. In con trotendenza rispetto a quelle per la composizione del parlamento europeo dove, invece, sempre in Ciociaria, ha ottenuto un risultato inferiore rispetto alla media nazionale (22% contro 16%). La performance ottenuta alle europee Bruno Astorre la definisce «in linea con il risultato del Pd nelle realtà provinciali». Poi, chiusa la parentesi europee, l’incontro, a cui ha preso parte il quartier generale del Pd con Francesco De Angelis, leader di Pensare Democratico, Mauro Buschini, presidente del consiglio regionale, Sara Battisti, consigliere regionale, e Antonio Pompeo, presidente della Provincia e sindaco di Ferentino, ha visto Bruno Astorre rimarcare i risultati ottenuti nelle elezioni amministrative.Presenti, all’interno della federazione provinciale di Frosinone, anche alcuni sindaci (non quelli di Veroli, Simone Cretaro, e Cassino, Enzo Salera) e il capogruppo del Pd Frosinone in consiglio comunale Angelo Pizzutelli. «Così come è giusto esprimere critiche costruttive quando le cose non vanno nel verso giusto è altrettanto corretto sottolineare l’importanza dei risultati – esordisce Astorre – Penso a Cassino e Veroli, unici due comuni in provincia di Frosinone oltre i 15.000 abitanti che sono andatialle urne. Ed entrambi hanno visto il Pd primeggiare. Risultati straordinari». Gli fa eco Domenico Alfieri quandoparla di«grandeaffermazione nelle ultime elezioni: siamo presenti in 31 amministrazioni con 18 sindaci iscritti al Pd. Veroli? Successo politico oltreché amministrativo in virtù del forte impegno del centrodestra». Riferimento «alla Lega con la presenza di un senatore (Gianfranco Rufa) e quella del leader nazionale Matteo Salvini in un comizio. Non è bastato nemmeno questo al centrodestra. La vittoria di Simone Cretaro è stata netta». Su Cassino, dove ci sono stati malumori derivanti dalle posizioni delle diverse “anime” del partito, Domenico Alfieri, anche in questo caso, definisce il risultato una «grande vittoria politica. In primis per il percorso seguito per arrivare alla candidatura di Enzo Salera (attraverso le primarie) e, in secondo luogo, perché si è chiuso un ciclo: quello di Mario Abbruzzese». Il segretario provinciale prosegue sottolineando che «le condizioni per proseguire questo percorso vincente ci sono tutte». La palla passa nuovamente a Bruno Astorre. Cassino, Veroli, europee. Epoi ilpercorso iniziato, evidenzia, con la conferma nel ruolo di presidente della Provincia di Antonio Pompeo. Fino a un concetto che, nel corso dell’inter – vento, ripete in più di un’occasio – ne: «Unità nel pluralismo». «Siamo partiti dalla conferma di Antonio Pompeo e siamo arrivati all’importante risultato delle comunali. Ed è qui che misuri la classe amministrativa locale. Su dieci comunioltre i15.000 abitanti nel Lazio, il Pd ne ha vinti tre: Monterotondo e i due centri ciociari. In entrambi c’è una storia che va raccontata bene. La prima è quella di Veroli, su cui la Lega ha investito tantissimo. Ma noi abbiamo ottenuto la riconferma del sindaco. E poi c’èla storia di Cassino. Parliamoci chiaro: se Enzo Salera e il Partito Democratico hanno vinto il merito è al 50% di Enzo Salera, ma l’altro è di tutti coloro che sono dietro questo tavolo. Le primarie? A Cassino sono state volute dalla dirigenza provinciale del Pd. Ma ci sono state anche ombre? Certo, da chi non ha partecipato alle primarie e da chi non ha accettato il risultato. Ma se si sta in un partito e questo stabilisce una rotta, come nel caso delle primarie, allora bisogna rispettarla. Vuol dire regole certe che valgono per tutti. Dobbiamo cominciare a essere un po’ più rigorosi. Il partito non è un taxi. Dobbiamo capire l’unità nel pluralismo. Questo è possibile farlo e lo abbiamo dimostrato». A Cassino il Pd, per la scelta del candidato sindaco, ha optato per le primarie. A Frosinone, in vista della prossima tornata elettorale (2022), ci stanno pensando su. Sul tema Bruno Astorre spiega che «non sono un innamorato delle primarie. Per me rappresentano “l’extrema ratio”. Ci siamo dati una regola a livello regionale: farle almeno sei mesi prima. Ma, ovviamente, a decidere è giusto che sia il territorio. A Cassino, ad esempio, sono servite». Territorio è un’altra parola chiave della conferenza. E Astorre, relativamente al tema delle candidature, spiega che «il modello sono le parlamentarie con Pier Luigi Bersani nel 2012: un mix tra territorio e partito nazionale. Per me questa rappresenta la via giusta: 70% scelto dal territorio, 30% che tenga conto delle indicazioni del partito nazionale».
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Consiglio provinciale Ecco le commissioni
CORRADO TRENTO
Prima seduta operativa del nuovo consiglio provinciale dopo quella inaugurale. All’o rdine del giorno, dopo le comunicazioni del presidente, la nomina dei componenti delle commissioni consiliari. Quindi l’ordine del giorno dell’Upi sulla riforma delle Province, sul quale in un secondo momento si chiederà altresì il sostegno dei sindaci. C’è uno schema per la composizione delle commissioni, che sono 4 in totale, ognuna delle quali composta di 5 membri. Ricordiamo che i consiglieri provinciali sono 12 (7 di centrosinistra, 5 di centrosinistra), ai quali poi va aggiunto il presidente Antonio Pompeo. La prima commissione è quella dei lavori pubblici ed attività tecniche (viabilità, edilizia scolastica, patrimonio e fabbricati, programmazione rete scolastica). Ne dovrebbero far parte Stefania Furtivo (Fratelli d’Italia), Igino Guglielmi (eletto nella Lega ma esponente del Polo Civico), Gianluca Quadrini (Forza Italia), Alessandra Sardellitti (Pd), Luigi Vacana (Provincia in Comune). Saranno poi le commissioni a votare il presidente, ma l’idea di Pompeo è quella di attribuire la funzione di guidare questi organismi al centrodestra. Per la presidenza di questa commissione il nome potrebbe essere quello di Igino Guglielmi. Poi c’è la commissione s v iluppo e tutela del territorio (pianificazione territoriale e trasporti, ambiente ed ecologia, attività produttive). Dovrebbe essere composta da Gianluigi Ferretti (FdI), Igino Guglielmi (Lega), Daniele Maura (FdI), Gianluca Quadrini (FI), Massimiliano Quadrini (Pd). Per la presidenza in pole c’è Gianluigi Ferretti. Quindi la commissione p r ogrammazione e regolamenti (formazione e lavoro, bilancio, personale, controllo fenomeni discriminatori, assistenza enti locali, cultura, affari generali, riassetto istituzionale, politiche sociali). Questi i possibili membri: Andrea Campioni (Lega), Germano Caperna (Pd), Gioacchino Ferdinandi (FI), Stefania Furtivo (FdI), Gianluca Quadrini (FI). Per la presidenza c’è Andrea Campioni. Quindi la commissione Partecipate della Provincia (società partecipate, enti, Consorzi, rapporti con Acea). Questa la possibile composizione: Gioacchino Ferdinandi (FI), Igino Guglielmi (Lega), Alessandra Sardellitti (Pd), Vincenzo Savo (Pd), Luigi Vacana (Provincia in Comune). La presidenza potrebbe andare a Gioacchino Ferdinandi (FI). Mentre Stefania Furtivo (Fratelli d’Italia) dovrebbe presiedere la Consulta alle pari opportunità. Si chiude così la fase dell’a ttribuzione dei ruoli. Pompeo ha assegnato le deleghe operative ai 5 consiglieri di centrosinistra, quelle di controllo e di garanzia a 2 esponenti del centrodestra: coordinamento dei lavori dell’aula a Daniele Maura (FdI), controllo sulle società partecipate a Gianluca Quadrini. Infine, vicepresidenza a Luigi Vacana, che si occuperà pure di bilancio e cultura.
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Cassino – Giunta, un risiko complicato
ALBERTO SIMONE «Abbiamo avuto un incontro oggi con i gruppi, tra domani e dopodomani chiudiamo». La quiete dopo la tempesta, per il sindaco Enzo Salera, che nella giornata di lunedì era stato alle prese con più di qualche grattacapo. Ieri, invece, con molta calma ha spiegato: «Abbiamo fatto un ragionamento molto pacato, voglio una giunta autorevole e un Consiglio comunale altrettanto autorevole. Stiamo ragionando a 360°. Bisogna certamente equilibrare i rapporti di forza ma anche competenze e qualità». Il problema sono ancora le quote rosa: ad oggi ci sono solo due donne incampo -Delli Collidel Pd e Tamburrini di Salera sindaco -ma ieri anche con Demos sono ripresi i rapporti e il dialogo dopo il gelo dei giorni scorsi. Quindi, ricapitolando, al momento gli assessori certi sono Mariaconcetta Tamburrini (Salera sindaco), Francesco Carlino e Chiara Delli Colli (Pd), e poi Emiliano Venturi (in quota al sindaco). Per la seconda scelta della lista Salerasindaco e la terzadel Pd, molto dipenderà dal nome definitivo della lista Demos. Se resta confermato il nome di Maccaro bisognerà necessariamente individuare una donna; se la donna verrà fornita da Demos, potrebbero essere designati due uomini. Quali? Anche in questo caso dipende dalle deleghe che avrà Demos. Per il Pd si fa il nome di Sergio Marandolamentrela listaSalerasindaco potrebbepuntare suGennaroFiorentino. In caso contrario spetterà con molta probabilità al Pd indicare un’altradonna, oltrea Chiara Delli Colli. Il Pd, inoltre, con buona probabilità dovrebbe ottenere anche ladelega di vicesindaco per bilanciare i rapporti di forza: il gruppo di Salera sindaco ha difatti proposto il sindaco e il Pd con coerenza e lealtà ha sostenuto Salera sin dall’inizio quindi la delega di vice in un primo momento potrebbe andare a Francesco Carlino. E intanto slitta a mercoledì pomeriggio la prima seduta del nuovo Consiglio comunale.