«Fronte unico dei sindaci della valle per stoppare impianti ad alto rischio» `Proposta del presidente della Provincia Pompeo dopo l’ennesimo Sos lanciato dal sindaco di Patrica
Un nuovo progetto, il terzo in poche settimane, per la realizzazione di un impianto di trattamento rifiuti nel territorio di Patrica è stato presentato in Regione Lazio ed è pervenuto sul tavolo del sindaco del comune lepino, Lucio Fiordalisio. Si tratta del progetto di realizzazione di un mpianto di trattamento rifiuti liquidi di circa 350.000 tonnellate, che tratterebbe una serie di codici CER tra cui acidi, scorie, ceneri, solventi e fanghi provenienti da discariche. Il progetto è stato presentato da una società romana che vorrebbe realizzarlo in un’area attigua alla via Morolense, nei pressi della ex Huntsman a pochi metri dal confine con il comune di Supino. Soprattutto a poche centinaia di metri dall’altro grande progetto di realizzazione di un impianto di rifiuti, quello della Recall nell’ex Siporex. ALLA RICERCA DI ALLEATI Ricevuta la documentazione, il sindaco Lucio Fiordalisio si è subito attivato per cercare di bloccare l’iter chiamando in causa i sindaci del comprensorio, Morolo, Supino, Frosinone, Ferentino e Ceccano all’unità per combattere un fenomeno dilagante e preoccupante. Fiordalisio ha poi pubblicato un video sui social network nel quale denuncia la gravità di ciò che sta avvenendo nella Valle del Sacco, “classificata vergognosamente come polo dei rifiuti del Lazio”. «Questa situazione sta precipitando – dichiara il Sindaco- con il rischio di generare un crollo dal punto di vista sanitario e ambientale. A settembre verrà organizzato un grande incontro pubblico, pensato soprattutto a seguito delle tantissime richieste pervenute da parte di cittadini e associazioni, che vogliono manifestare per il proprio diritto di vivere». Poi la proposta. «Sono stato in Regione Lazio ed ho lanciato ad alcuni consiglieri la mia proposta ovvero quella di una delibera consiliare con la quale si interdice l’area della Valle del Sacco come sede di nuovi impianti trattamento rifiuti. La proposta- ha aggiunto Fiordalisio- deve essere retroattiva, ovvero anche progetti vecchi di impianti non attivi vanno bloccati. A settembre la proposta avrà una accelerazione, vedremo se sarà recepita altrimenti i contrari se ne assumeranno la responsabilità». L’APPELLO RACCOLTO Non si è fatto attendere l’appoggio del sindaco di Ferentino e presidente della Provincia, Antonio Pompeo che chiede un fronte unico dei sindaci per stoppare gli impianti ad alto rischio. «La nostra provincia – dice – non può essere solamente territorio per la lavorazione di rifiuti e gli amministratori locali non possono essere lasciati da soli ma supportati per fronteggiare le continue richieste di insediamento di impianti che arrivano da aziende che operano in tale settore. Patrica è il caso emblematico». E Pompeo spiega: « Il sindaco Lucio Fiordalisio sta combattendo quotidianamente contro le tante, troppe richieste in tal senso. Abbiamo il dovere di sostenerlo e di affiancarlo perché la questione non riguarda solo il Comune di Patrica ma un’intera area. La Provincia su questo fronte vuole svolgere un ruolo fondamentale, nel suo compito di coordinamento di Comuni e di politiche di area vasta: dopo la pausa estiva, convocheremo i sindaci della Valle del Sacco per condividere progetti e proposte concrete da presentare alla Regione e al Ministero. Bisogna definire il principio che nel Sin Valle del Sacco non solo non c’è più spazio per impianti impattanti, ma da qui al futuro bisogna puntare solamente sulla bonifica e sulla promozione dell’economia green». Emiliano Papillo
Scarichi inquinanti, al via i controlli del Cosilam sulla rete che serve le aziende
Per individuare le cause degli odori nauseabondi che periodicamente invadono le case degli abitanti in prossimità dell’area industriale del cassinate verrà esaminata la rete fognaria che attraversa quella zona tra via Cerro e via Solfegna e strade laterali dove sono ubicate diverse aziende. Tra i comuni di Cassino, Villa Santa Lucia e Pignataro. I tecnici dovranno individuare eventuali scarichi abusivi o difformi su tutta la rete fognaria consortile. Il Presidente del Cosilam Mario Abbruzzese, ha dato mandato alla società AeA di avviare le dovute ispezioni. Il caso era stato concordato nelle scorse settimane a seguito di un apposito incontro sull’emergenza degli odori nauseabondi. A seguito di quella riunione si era deciso di avviare un capillare controllo di tutta la rete fognaria che confluisce all’interno dell’impianto di depurazione di Villa Santa Lucia. Di questi controlli ieri sono stati informati i Comuni di Cassino, Villa Santa Lucia e Pignataro Interamna e tutte le aziende confluenti. Il Cosilam ha quindi dato mandato alla società in house di procedere «all’esecuzione delle attività di ispezione dei pozzetti e al prelievo dei campioni sulla rete fognaria che confluisce i reflui presso l’impianto di depurazione Consortile congiuntamente con gli organi preposti del Comune di Cassino, al fine di monitorare la rete fognaria e scongiurare il protrarsi di tali eventi». «Con questi controlli – ha detto Abbruzzese – vi sarà una capillare verifica in tutta la rete fognaria che confluisce nell’impianto di Villa Santa Lucia allo scopo di tutelare i cittadini residenti». An. Tor.
Rogo Mecoris e piani di emergenza: pressing degli ambientalisti sul Comune
Ambiente: pressing sul sindaco Ottaviani da parte delle associazioni del Coordinamento Interprovinciale Ambiente e Salute valle del Sacco e bassa valle del Liri Frosinone. Dopo il rogo alla Mecoris l’obiettivo è quello di affrontare la Legge Seveso III e l’argomento è stato sviscerato in un incontro svoltosi in Comune al quale hanno partecipato anche i medici di famiglia per l’ambiente. LA RICHIESTA «Il Coordinamento Interprovinciale Ambiente e Salute Valle del Sacco e bassa Valle del Liriaffermano gli esponenti ambientalisti – per ben due volte, aveva inviato al Sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, documenti con i quali chiedeva un Consiglio Comunale aperto congiunto con quello della Provincia. Ci si è dovuti invece accontentare e comunque, per doveremorale, non ci si è sottratti dal partecipare ad un incontro voluto dallo stesso Sindaco, al quale sono state invitate a partecipare sia il Coordinamento che le Associazioni Ambientaliste di Frosinone. Il Sindaco ha ribadito che i dati post incendio Mecoris rilevati da Arpa Lazio e Università Tor Vergata sono rassicuranti sia per l’aria che per i terreni». Dopo questa rassicurazione gli ambientalisti hanno però aggiunto che: «Abbiamo sottolineato che nei tavoli istituiti in Provincia dal delegato all’ambiente, Vincenzo Savo, il Sindaco di Frosinone era assente, pur essendo stato invitato, non premunendosi neanche di inviare un suo delegato. Dopo alcuni interventi puntuali dei presenti, è stato discusso lo stato dell’arte sulle misure da adottare per i Rischi da Incidente Rilevante (Dlgs 105/15 o meglio Legge Seveso III). Da qui, la richiesta di Nicola Ottaviani, avanzata al Coordinamento, di chiedere alla Provincia (secondo lui responsabile e competente inmateria) di organizzare un consiglio aperto al quale invitare tutti i Comuni della Provincia con un unico punto all’ordine del giorno: la redazione del piano di Rischio Incidente Rilevante». (…)
Anello del Casaleno, dopo tre anni i lavori
Tre anni fa, nel momento in cui venne inaugurato il gioellino del nuovo stadio Benito Stirpe, l’euforia contagiosa fece intravedere per la città di Frosinone opere a corollario di questa imponente e moderna infrastruttura invidiata a diverse latitudini. Si parlò di creare una strada da riservare al transito delle tifoserie ospiti sia per liberare ulteriori parcheggi sia per migliorare la sicurezza. L’altra attesa era riposta in una riqualificazione urbana dell’area Casaleno, da anni in abbandono e completo degrado. L’ANNUNCIO Ora a distanza di tre anni dal taglio del nastro la giunta Ottaviani dà finalmente il via libera alla riqualificazione di cui si occuperà una società legata al Frosinone calcio. «La giunta Ottaviani, nell’ultima seduta settimanale – si legge nella nota inviata dall’ufficio stampa – ha approvato il progetto di sistemazione dell’anello esterno di viale Olimpia, presso lo stadio comunale “Benito Stirpe”, perché possa essere utilizzato come area deputata allo sport. È stato infatti recepito positivamente il progetto presentato dalla Soc. Together Infrastrutture Sportive Srl, tendente ad eseguire i “Lavori di realizzazione della pista ciclo-pedonale e rifacimento manto stradale Viale Olimpia”. I lavori previsti rientrano nella concessione inerente alla ristrutturazione e completamento dello stadio comunale “Benito Stirpe”, all’interno del quartiere Casaleno, ove sono presenti, oltre all’infrastruttura calcistica, anche quella dello stadio del nuoto e un palazzetto dello sport per le più importanti attività indoor». I LAVORI Poi la nota scende nel dettaglio: «Il costo totale dell’intervento, pari a 645.000 euro, trova copertura all’interno del Quadro tecnico Economico della Concessione, senza che siano previsti oneri, dunque, a carico all’Amministrazione comunale. Lo scopo della nuova opera è quello di migliorare la viabilità urbana e la circolazione pedonale nell’anello di Viale Olimpia, ad oggi utilizzato dai cittadini come luogo di allenamento e passeggiate. La realizzazione della pista ciclo-pedonale consisterà nella divisione dell’attuale carreggiata con il posizionamento di barriere tipo New Jersey basse a delimitare le corsie carrabili dalle aree pedonali. Inoltre, si provvederà al rifacimento del manto di asfalto di tutto l’anello e dei marciapiedi». Ora il pallino passa alla società capitanata dal presidente Stirpe che da tempo attendeva il via libera e che ora si dovrà occupare dei lavori. Il degrado, insomma ha i mesi contati e si spera duri il meno possibile sia perché il nuovo campionato è oramai alle porte (oggi sarà diramato il calendario), sia perché il degrado di asfalto marciapiedi e muri perimetrali è in netto contrasto con l’immagine prodotta dal nuovo stadio.
Niente più appalto Recup regionale, la coop annuncia 140 licenziamenti
La cooperativa aCapo annuncia 140 licenziamenti e invoca un tavolo di confronto urgente con la Regione Lazio. Arriva un’altra batosta per l’occupazione ciociara. La presidente della cooperatica ex Capodarco, oggi aCapo, con sede anche a Frosinone, Roberta Ciancarelli, tratteggia un quadro a tinte fosche per il prossimo futuro: «Dopo la perdita di un appalto strategico come il Recup del Lazio – spiega Ciancarelli – il nostro fatturato è sceso da 40 a 4 milioni di euro. Per questo, entro settembre, al termine della procedura di licenziamento collettivo, saremo costretti a licenziare 140 risorse, tra cui 32 persone con gravi deficit cognitivi, psichici o fisici, che in aCapo avevano trovato una dignità lavorativa e che ora avranno serie difficoltà a trovare lavoro al di fuori dei contesti protetti. E’ perciò più che mai urgente – sottolinea la presidente – il tavolo di confronto che da più di un anno chiediamo agli assessori regionali alle politiche sociali, welfare ed enti locali e al lavoro e formazione Alessandra Troncarelli e Claudio Di Berardino per individuare un percorso di supporto per queste persone. Il lavoro di inclusione sociale fatto in questi anni non va vanificato». IL SERVIZIO La cooperativa ha gestito il servizio di prenotazione telefonica unico della Regione Lazio, il Recup, dal 2004 fino al 19 luglio scorso. L’APPELLO «In assenza della giusta attenzione a questa emergenza – continua la Ciancarelli – la nostra cooperativa non potrà essere considerata la sola responsabile delle conseguenze sociali di quanto avverrà. Chiediamo alla Regione ma anche agli assessorati comunali competenti di considerare un percorso di supporto per queste persone, per il quale aCapo è a disposizione con il massimo spirito di collaborazione, nell’interesse di questi lavoratori fragili. Per 20 anni abbiamo impegnato risorse, investito milioni di euro assunto centinaia di persone con fragilità. Ma nelle condizioni attuali – ha concluso Ciancarelli – aCapo non può sostenere da sola il carico economico di 400mila euro l’anno di queste persone, che torneranno a carico delle proprie famiglie, perdendo tutti i progressi fatti in tema di inserimento sociale». An.Mag