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Trisulti – Scuola di Bannon, ora si accelera
Si accelera sulla scuola di Bannon alla Certosa di Trisulti. Le inchieste giornalistiche e le indagini dell’Avvocatura dello Stato non fermano la Dignitatis Humanae Institute, la fondazione che ha avuto in concessione per 19 anni il monastero di Collepardo. Il presidente Benjamin Harnwell, nel pieno dello scontro, rilancia i propri piani che, nelle settimane scorse, aveva annunciato di volere mettere in stand-by .
Harnwell, nonostante l’ispezione interna al Mibac da parte dell’Avvocatura dello Stato sulla regolarità delle procedure di assegnazione della Certosa, si dice fiducioso. «È una bolla di sapone che si dissolverà in un nulla di fatto. Se ciò non dovesse accadere saremo costretti ad adire le vie legali», dichiara.
Il clamore suscitato dalle ultime interviste rilasciate dai due legali che seguono Comunità Solidali nella vicenda, gli avvocati Spirito e Santiapichi, non ha fermato, dunque, i progetti del DHI che anzi, torna sui suoi passi circa la decisione di rimandare di un anno l’avvio della scuola politica ultraconservatrice ispirata alle idee di Bannon a Collepardo.
Le operazioni, al contrario, sono state accelerate per partire con i corsi che pare abbiano un grande appeal soprattutto nel mondo anglofono e francese, da dove sarebbero arrivate centinaia e centinaia di richieste.
Sull’altra scuola, invece, l’Accademia intitolata al Cardinal Martino sui temi pro-vita, ci sarà bisogno di rivedere il progetto in quanto le dimissioni consensuali del prelato da DHI impongono un ripensamento generale a partire dal nome dell’Accademia stessa.
I CONTI A GIBILTERRA Sui temi trattati dalla trasmissione Report di Rai Tre, Harnwell si mostra sicuro. A partire da quello più delicato relativo all’inesistenza della personalità giuridica di DHI al momento della risposta al bando.
«Basta leggere bene il testo dell’avviso pubblico dove si fa riferimento all’obbligo per i titolari di concessione statale ad avere la personalità giuridica ma non si specifica all’atto della candidatura’. Noi, quando è stata firmata la concessione, avevamo ottenuto la personalità giuridica da 8 mesi».
Sulle garanzie finanziarie della Banca di Gibilterra, (in territorio off-shore seppure appartenente alla UE) prodotte a sostegno del progetto presentato al Mibac e che i legali di Comunità solidali ritengono insufficiente, il presidente di DHI dichiara: «La banca alla quale ci siamo rivolti è un normale istituto bancario sito in territorio britannico, dunque comunitario e ci è stata segnalata da un nostro benefattore che ha la residenza in quel territorio e che ha fatto da garante per la nostra serietà, nulla di sospetto come vorrebbero far credere».
L’ABATE E IL VESCOVO Sulle dichiarazioni dell’Abate di Casamari e del Vescovo Loppa che hanno preso le distanze dai progetti della Fondazione, Harnwell ha la sua spiegazione: «È naturale, sono intimoriti dal clamore circa le nostre posizioni contro la politica’ pro-immigrazione di Papa Bergoglio, anche se ribadisco che non siamo contro il Papa ma che abbiamo opinioni politiche differenti, nulla a che vedere con fede e dogmi. Io non voglio creare alcun imbarazzo a chi ha creduto in me e nel progetto della fondazione».
IL MUSEO E il piccolo museo di Civita che nei fatti non esisterebbe?: «Innanzitutto il bando – afferma Harnwell – chiedeva come requisito la gestione di un immobile pubblico o privato culturale nell’ultimo quinquennio e non come spesso citato un’esperienza quinquennale. Al di là di questo, comunque, le telecamere di Rai Tre hanno ripreso la stalla e non il piccolo museo che era situato nella vecchia cappella, ambiente chiuso a chiave».
Infine l’affitto e le tasse locali non ancora pagate. Harnwell dà ha per imminenti gli accordi con il Mibac per i lavori sui tetti, la criticità più urgente a livello manutentivo e con il Comune. «I ritardi – afferma – sono legati solo al tentativo di non sprecare denaro e di spendere il giusto».
Andrea Tagliaferri
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Campidoglio, lite a destra Salvini: no a soldi in più Meloni: rispetta la Capitale
Giorgia Meloni e Matteo Salvini concordano su un punto: in Campidoglio serve un altro sindaco. La leader di FdI lo dice apertamente: «Virginia Raggi è inadeguata». Il vicepremier leghista usa l’arma dell’ironia: «Da oggi dico che Roma è ordinata, la metropolitana funziona, le buche nelle strade non ci sono più e non si vedono nemmeno i topi. Tutto è tranquillo, tutto è perfetto, tutto è sicuro a Roma soprattutto in periferia: sembra Zurigo». Ma su un punto c’è una netta divisione tra i due sovranisti: «Noi siamo pronti a costruire un’alternativa, e chi si vuole candidare con noi per guidare Roma, deve riconoscere Roma come Capitale. Salvare Roma permette di salvare la faccia dell’Italia», dice Meloni in mattinata dal palco dell’iniziativa Salva Roma da chi non la ama, al Salone delle fontane all’Eur. E proprio nel quartiere razionalista nel pomeriggio fa tappa anche Salvini che, davanti a meno di 500 persone, attacca: «Roma non ha bisogno di un Salva Roma, ma di un Comune efficiente e di una città che funzioni». Meloni insiste sul ruolo della Città eterna non solo nel Paese, ma anche in Europa e avverte «Matteo». Così: «Con Salva Roma è emerso che i M5S sono degli incapaci, mentre la Lega sbaglia a dire che Roma è un comune come tutti gli altri. Se si crede nella patria bisogna credere nella Capitale, altrimenti c’è qualcosa che non va. Roma ha tutte le carte in regole per essere la Capitale d’Europa e mi batterò per questo. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano gli altri partiti». E qui emerge appunto la netta divaricazione tra Fratelli d’Italia e Lega sul provvedimento che avrebbe aiutato il Campidoglio a gestire il debito storico (12 miliardi di euro). Una norma voluta dal M5S, e contenuta nel decreto Crescita, tecnicamente saltata sotto il pressing del Carroccio.
LA STRATEGIAAll’ennesimo affondo di Salvini risponde il M5S, con il capogruppo capitolino Giuliano Pacetti: «la smetta di offendere i romani. Noi continuiamo a lavorare e speriamo che lo faccia anche lui garantendo la sicurezza di tutti i cittadini da nord a sud».
Nonostante il «no» alla norma salva-conti, il Campidoglio continua a rimanere nei pensieri della Lega. Al momento, il nome del candidato sindaco ancora non c’è, ma davanti ai quadri cittadini e regionali del partito (il deputato Francesco Zicchieri e il sottosegretario Claudio Durigon) il ministro dell’Interno ammette che «noi ci stiamo preparando». È di una decina di giorni fa, infatti, l’incontro al Viminale tra il ministro e gli eletti romani. Un vertice di un’ora e mezza nel corso del quale si è deciso, alla fine, che entro maggio la Lega presenterà «un’agenda tematica per Roma». E spunteranno in tutti i quartieri gazebo e banchetti nei fine settimana. Praticamente le stesse modalità usate dal M5S per conquistare la Capitale nel 2016. «Dobbiamo farci trovare preparati è stato il ragionamento del leader della Lega durante la riunione e ribadito anche ieri per conquistare la città. E soprattutto dobbiamo stare sul pezzo, sui problemi, proponendo soluzioni, dobbiamo stare in mezzo alla gente». Ma c’è anche il Lazio nella testa di Salvini: per questa casella – quando sarà – il nome c’è già. È quello di Claudio Durigon: «Ci sarà da studiare anche per la Regione, ci saranno ospedali, strade e scuole da mettere a posto». Un obiettivo che rimane in secondo piano rispetto però al Campidoglio.
L’AFFONDOE proprio su Virginia Raggi, un po’ a sorpresa, arriva anche la stoccata di Luigi Di Maio. Il vicepremier e capo politico del M5S sferza la sindaca. Gli incendi delle discariche di rifiuti, dice, «non possono essere un alibi, noi ce la dobbiamo mettere tutta per fare quello per cui gli italiani ci hanno votato a Roma». Conclude Di Maio quasi a voler mettere sott’esame Raggi: «Dal punto di vista del bilancio si sta andando meglio ma la vera sfida sarà far percepire i risultati. Finirà il percorso dei 5 anni e vedremo se Roma starà meglio o peggio».
Simone Canettieri