Il ministro Bongiorno: “Fermerò la migrazione dei dipendenti pubblici”
Ministro della Funzione pubblica Giulia Bongiorno, dopo anni di blocco del turn over, ora lo Stato si dice pronto ad assumere. O almeno, queste sono le aspettative. «Prima – dice il ministro – una premessa».
Che premessa?
«Se avessi voluto guardare solo ai consensi, sarebbe stato per me più semplice e conveniente annunciare dei tagli alla pubblica amministrazione che purtroppo, come è noto, non gode di grandi simpatie».
E invece?
«Invece sono convinta che non si può curare tagliando qualcosa che non funziona bene».
Quindi assumerete?
«È una decisione che abbiamo preso a monte, con la legge di Bilancio, sbloccando finalmente il turn over che dal già 2019 è al 100%».
Rinviando le assunzioni a novembre?
«Un’obiezione fuorviante. Anzitutto, le assunzioni previste a decorrere da novembre riguardano solo poco più di 20 mila persone delle amministrazioni centrali. Tutti sanno che nell’amministrazione centrale le assunzioni vengono fatte a fine anno. Mentre parliamo, le altre amministrazioni hanno già la possibilità di assumere (130 mila persone) in ragione dei restanti cessati nel 2018, cioè di quanti hanno lasciato il lavoro lo scorso anno e che possono essere sostituiti».
Chi però va in pensione con Quota 100 potrà essere assunto solo dal prossimo anno.
«Prevediamo che per tutto il 2019 lasceranno con Quota 100 circa 100 mila dipendenti pubblici, ai quali vanno aggiunti i 150 mila che anche nel 2019 usciranno con la Fornero. Se li sommiamo, siamo a 250 mila. Molti potranno essere sostituiti già nel 2019. Ma solo quelli delle amministrazioni centrali potranno essere assunti nel 2020. È una svolta epocale, sono più di dieci anni che il turn over è bloccato. Senza considerare che nella legge di stabilità sono stanziati 130 milioni per quest’anno, 320 per il 2020 e 420 per il 2021, per assunzioni straordinarie».
Concretamente queste assunzioni quando arriveranno?
«Gli enti locali sono già autorizzati ad assumere. Da qui ad agosto partiranno concorsi per circa 5 mila posti: nella Giustizia, nei Beni Culturali, all’Ispettorato del Lavoro, alla Cooperazione e Sviluppo, all’Inps e anche al Lavoro e alle Infrastrutture».
Qualcuno ha polemizzato sul fatto che per le assunzioni userete anche le graduatorie degli idonei di vecchi concorsi?
«Critiche ingenerose. Sono il solo ministro della Pa ad aver fatto una scelta impopolare tagliando vecchie graduatorie e lasciando in piedi solo le ultime».
Torniamo ai concorsi, in Parlamento c’è un suo provvedimento che li riforma?
«Ho in mente un modello di concorso che stiamo già sperimentando».
Che modello?
«Quello territoriale, che sto sperimentando con la Regione Campania: blocca il fenomeno della migrazione dei dipendenti pubblici».
I ragazzi meridionali che vanno al Nord e poi chiedono di essere trasferiti a casa?
«Un fenomeno che svuota le sedi pubbliche del Nord».
Come intende fermare questa tendenza?
«Il concorso viene fatto su base territoriale. La Regione Campania, con l’aiuto del Dipartimento e del Formez, opera una ricognizione dei posti di tutti gli enti del territorio. Quindi, il concorso viene bandito per i posti disponibili e solo per il territorio campano. Chi vince sa già che starà in Campania e non potrà chiedere di essere trasferito».
Il modello sarà questo?
«Ne ho già parlato con l’Anci. Voglio incentivarlo».
Nel decreto Concretezza sono indicate delle priorità nei reclutamenti della Pa. Varranno per i prossimi concorsi?
«Non appena sarà legge, farò un regolamento che indicherà come scegliere le professionalità per migliorare il lavoro, i servizi e le selezioni, che saranno diverse a seconda della figura professionale in questione. Le prove saranno strutturate per accertare le competenze dei candidati e non solo per verificare le nozioni di cui sono in possesso. Tutti dovranno avere competenze digitali e un numero consistente dovrà lavorare specificamente sul digitale, ma anche per la semplificazione o l’utilizzo dei fondi strutturali».
Quando entrerà in vigore il decreto Concretezza?
«È stato licenziato in Commissione, deve andare in Aula al Senato. Questione di poco».
Le assunzioni basteranno a svecchiare la Pa italiana, che ha un’età media ormai superiore a cinquant’anni?
«Stiamo lavorando su questo e anche su altro».
Esattamente su cosa?
«Uno dei problemi è l’età media d’ingresso nelle amministrazioni. Con l’Istruzione vogliamo favorire l’istituzione di corsi di laurea che diano un accesso immediato e diretto ai concorsi pubblici, in modo da offrire prospettive ai ragazzi e favorire ingressi il prima possibile».
Una delle incompiute della scorsa legislatura è la riforma della dirigenza. Lei ha presentato una delega sul tema. Come intende agire?
«Il punto più rivoluzionario è che ci saranno dei soggetti esterni che aiuteranno la dirigenza a fissare gli obiettivi e che poi faranno le valutazioni».
Che tipo di soggetti esterni?
«Società specializzate, come già accade nel privato».
Dunque non solo per la valutazione ma anche per stabilire gli obiettivi?
«Sì, questo compito non può essere lasciato solo ai dirigenti».
Senta, sul rinnovo del contratto il premier Conte ha preso l’iniziativa accordandosi con i sindacati della scuola per aumentare le risorse. E gli altri dipendenti pubblici?
«Si discuterà tutto nella prossima manovra, anche per la scuola. Ma voglio sottolineare che, se si guarda a quanto ha stanziato questo governo in confronto al precedente, come prime somme del triennio direi che non c’è paragone. Visto il punto di partenza, sarei ottimista».
Significa che si andrà oltre gli 85 euro medi di aumento del governo Renzi?
«Non faccio numeri, non cerco annunci a effetto. Dico solo che il punto di partenza è positivo».
Cambiamo argomento. A che punto è la riforma del processo penale?
«Non vedo l’ora che arrivi. Non ho ancora ricevuto il testo del ministro Bonafede».
Intanto è nato un intergruppo parlamentare per la separazione delle carriere.
«So che alcuni parlamentari leghisti hanno aderito. La Lega è favorevole alla separazione, valorizzare l’indipendenza dei giudici è importante».
La riforma del processo e l’accelerazione dei tempi della giustizia deve entrare in vigore prima del blocco della prescrizione?
«Su ciò non arretriamo di un millimetro. L’accordo era chiaro e, dal momento che c’ero, lo ricordo perfettamente».
Andrea Bassi
Pag. 36
Rifiuti, ossigeno per i Comuni: parte il maxi rimborso
Eccedenze sulla tassa di conferimento dei rifiuti: parte il rimborso ai Comuni. Quasi un milione di euro che i Comuni-soci della Saf riavranno indietro per le annualità 2015 e 2016. Il provvedimento della Saf – che in queste ore sta elaborando le note di credito per redistribuire la quota eccedente di ecotassa – è scaturito da una sentenza del Tar, ma soprattutto da una sentenza della Commissione tributaria di Roma. Proprio la giurisdizione tributaria, infatti, lo scorso anno ha posto una pietra tombale sull’aumento dell’ecotassa, dichiarandolo illegittimo. Da qui la buona notizia per i cittadini, ma anche per i Comuni, molti dei quali sono stati costretti ad aumentare la Tari per far fronte al maggior costo di deposito dei rifiuti in discarica.
Per meglio comprendere la questione occorre fare un passo indietro. Nel 2016 la Regione Lazio decretò il passaggio dell’imposta, a carico dei Comuni, da 2,065 euro a 10,329 euro per ogni tonnellata di rifiuti conferita in discarica. Proteste e polemiche da parte dei Comuni e delle associazioni ambientaliste. Ben presto, quindi, il provvedimento che introduce la maggiorazione viene impugnato dianzi alla Tar del Lazio, che, con propria sentenza, annulla l’aumento. Ma non è l’unico atto della magistratura. Agli inizi del 2018 la vicenda finisce dinanzi alla Commissione tributaria provinciale di Roma che, a luglio, ordina alla Regione la restituzione delle maggiori somme incassate. Ciò vuol dire che i quasi 8 euro in più incassati per ogni tonnellata di rifiuti devono essere restituiti ai Comuni. Di conseguenza lo scorso 3 maggio la Mad (società che gestisce la discarica di Cerreto a Roccasecca), che ha incassato l’eccedenza, per effetto del deposito in discarica dei rifiuti, ha comunicato a Saf di aver avviato le procedure per il rimborso delle maggiori somme versate. Nello specifico torneranno ai consorziati 629.977 euro per l’annualità 2015 e 332.000 euro per l’annualità 2016. Solo per fare alcuni esempi il comune di Frosinone riavrà indietro poco meno di 100mila euro (61.899 per il 2015 e 36.479 per il 2016), a quello di Cassino torneranno 25mila euro (15.539 per il 2015 e 9.174 per il 2016).
LA SOCIETÀ PUBBLICA
«Non appena la Mad ci ha comunicato l’avvio delle procedure per il rimborso, ci siamo attivati per restituire le somme, che ammontano a 961.977 euro, ai nostri soci. Entro la fine di maggio ha spiegato Lucio Migliorelli, presidente della Saf a tutti i Comuni che conferiscono in discarica sarà riconosciuta, con nota di credito, la quota eccedente di ecotassa versata nelle annualità oggetto della controversia legale». Una buona notizia per i Comuni. Nel frattempo si attende la decisione del Tar di Roma sull’ampliamento della discarica di Roccasecca. La settimana prossimo ci sarà la discussione e proprio in queste ore l’avvocato Massimo Di Sotto, per conto del comune di Roccasecca, ha depositato i motivi aggiuntivi per rafforzare il «no» all’ampliamento. Il progetto di ampliamento del quarto bacino, come noto, prevede un’altezza del cumulo di circa 15 metri e una durata massima dell’attività di stoccaggio di 14 mesi. Il tutto disposto dal governo, dopo il ricorso da parte del Ministero per i Beni culturali, della Provincia di Frosinone e del Comune di Roccasecca.
Vincenzo Caramadre
Pag. 36
Anagni – Messa in sicurezza dell’ex discarica Radicina, avviato l’iter per i lavori
Entra nella fase attuativa ad Anagni il progetto per la messa in sicurezza della ex discarica di Radicina. Una vicenda che, negli ultimi 20 anni ha determinato una serie infinita di discussioni e polemiche a proposito della salvaguardia dell’ambiente del territorio della città dei papi. Nei giorni scorsi infatti il comune di Anagni, con la determinazione numero 28, ha in pratica avviato l’iter burocratico per affidare i lavori per la bonifica della discarica, con un investimento di circa 120.000 euro presi da uno specifico fondo regionale.
Si tratta della fase finale di una vicenda iniziata nel 1997. Quando, all’epoca della presidenza regionale Badaloni, l’impianto era stato inaugurato, per essere destinato al conferimento dei rifiuti di tutta la provincia di Frosinone. In seguito la struttura discarica era stata chiusa per problemi a livello ambientale. Ma di fatto la bonifica che era stata, da quel momento, richiesta a gran voce, non era mai stata effettivamente svolta.
Il problema è tornato di attualità nel giugno scorso, con l’arrivo in comune del sindaco neo eletto Daniele Natalia (nella foto). A cui, dopo la sua elezione, si è rivolta l’amministrazione provinciale per chiedere appunto che venissero svolti i lavori di messa in sicurezza della discarica. Nello stesso periodo la Regione Lazio ha poi stanziato circa 500.000 euro proprio per la salvaguardia dell’ambiente. Ed è proprio utilizzando questi fondi che l’ufficio tecnico del comune Anagni nei giorni scorsi (riprendendo il progetto approvato all’epoca della giunta Bassetta, nel 2015) ha stabilito di stanziare 120.000 euro per i lavori.
Vista l’urgenza, è stato deciso di non fare una vera e propria gara d’appalto, ma di affidare i lavori in maniera diretta. Non è ancora chiaro quali saranno i tempi tecnici necessari, anche se ieri il sindaco Natalia ha detto che «i lavori saranno senz’altro svolti in tempi rapidissimi proprio per mettere in sicurezza tutta la zona».
Paolo Carnevale
Pag. 38
Veroli – Aula occupata, salta il comizio: scontro tra Lega e Comune
Stava andando avanti in sordina, ma nelle ultime ore si sta alzando il volume nella campagna elettorale di Veroli. Sarà che a mettersi tra i contendenti è stato un evento musicale. Sarà pure l’effetto indiretto del Capitano che domani sarà a Veroli nell’unica tappa ciociara in vista del voto. E il leader della Lega Matteo Salvini giungerà in un’atmosfera surriscaldata a dovere, l’ambiente a lui più congeniale.
Come si diceva, tutta colpa della musica. O meglio di una manifestazione che ha impedito alla coalizione guidata dal candidato a sindaco di centrodestra, Marco Bussagli, di tenere un comizio nell’aula magna. L’amministrazione uscente si difende sostenendo che si è trattato di un inconveniente per cause maggiori e liquida la polemica come una strumentalizzazione, ma tant’è.
IL MALTEMPO Il patatrac è successo domenica sera. La Lega aveva prenotato l’utilizzo dell’aula magna lo scorso 9 maggio. Richiesta accettata e timbrata dal Comune. L’incontro elettorale si sarebbe dovuto svolgere alle 21. Intorno alle 18 però gli organizzatori dell’incontro politico vengono avvertiti dal Comune che la sala non può essere utilizzata per consentire la conclusione di una manifestazione in corso con bande musicali provenienti da diversi regioni. Il programma prevedeva lo svolgimento del finale in piazza Santa Salome, dover era stato già montato il palco, ma il maltempo, dice il Comune, ha costretto a rivedere i piani. «C’erano centinaia di partecipanti che avevano soggiornato per tre giorni a Veroli», aggiunge l’amministrazione. Insomma, si rischiava una figuraccia.
LE ACCUSE DELLA LEGA Una giustificazione che non soddisfa il candidato a sindaco, Marco Bussagli: «Siamo felici che la musica abbia fatto trionfale ingresso a Veroli e che giovani musicisti siano stati premiati, ma iniziative lodevoli di questo genere non possono mortificare il libero svolgimento delle manifestazioni democratiche in periodo elettorale, per il rispetto dei cittadini. I disagi sono stati notevoli e il freddo ha spinto i convenuti ad andare via dopo un’ora e 25 minuti di attesa inutile».
Rincara la dose il coordinatore della Lega di Veroli, Gianclaudio Diamanti: «Si è vero la polizia locale ci aveva avvisato dell’inconveniente, ma noi avevamo avvisato l’organizzazione del concorso musicale che l’aula magna doveva essere lasciata non più tardi delle ore 21. Questo tenendo conto del maltempo. Anche perché – prosegue Diamanti – in base alla delibera approvata dalla giunta durante la campagna elettorale le richieste delle forze politiche per l’utilizzo dell’aula magna, della Galleria della Catena e del lavatoio di Santa Francesca hanno la precedenza su qualsiasi altra domanda».
«È UNA STRUMENTALIZZAZIONE» Dal Comune spiegano che era stata data la possibilità di spostare il comizio nella Galleria della Catena: «Gli organizzatori dell’appuntamento politico hanno declinato l’invito iniziando però a strumentalizzare l’accaduto». Diamanti della Lega, però, replica: «Non avevamo l’autorizzazione per spostarci nella Galleria La Catena, noi avevamo prenotato l’aula magna». Anche perché, sostiene il senatore della Lega Gianfranco Rufa, l’invito è arrivato in ritardo. «Tale atteggiamento – sostiene il parlamentare verolano – è quello tipico di chi sente il fiato sul collo di una sconfitta».
P.P.